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La vera prevenzione è rafforzare l'esistente

Ricostruire 2017 numero 6

Tra le varie tipologie di rischio presenti in Italia, il rischio sismico è senza dubbio quello che...

La vera prevenzione è rafforzare l'esistente

Tra le varie tipologie di rischio presenti in Italia, il rischio sismico è senza dubbio quello che ha prodotto e che produce le maggiori perdite, in termini sia di vite umane che di danni economici. La gravità del problema in Italia deriva sia dall’elevata pericolosità sismica del territorio, sia, e soprattutto, dall’elevata esposizione, in relazione alla notevole densità abitativa, e sia dalla vulnerabilità sismica delle costruzioni, edifici, infrastrutture o impianti industriali, determinata dalla vetustà del patrimonio edilizio e infrastrutturale.

Un ulteriore elemento di esposizione e vulnerabilità del territorio italiano è la presenza diffusa e consistente di beni monumentali e beni culturali, che si concentrano particolarmente nei centri storici, a loro volta caratterizzati da un tessuto edilizio molto vulnerabile. Inoltre, occorre sottolineare come edifici e opere infrastrutturali realizzati ancora nel ventesimo secolo spesso non siano stati progettati con criteri antisismici. Solo circa il 20% degli edifici in c.a. e solo il 10% degli edifici in muratura a uso abitativo sono stati progettati secondo una normativa sismica.

NEGLI ULTIMI 50 ANNI, i terremoti hanno determinato in Italia crolli e danni alle costruzioni tali da causare circa 5000 vittime e determinare costi di ricostruzione per circa 180 miliardi di euro (attualizzati). Ciò significa che lo Stato italiano ha pagato e paga mediamente ogni anno circa 3.5 miliardi di euro per il ristoro dei danni e per tutte le attività connesse alle ricostruzioni dei territori colpiti dai sismi.

Una efficace politica di mitigazione del rischio sismico dovrebbe guardare alle diverse problematiche della prevenzione sismica, oltre che, naturalmente, promuovere il miglioramento delle conoscenze scientifiche e tecniche sulla pericolosità e la vulnerabilità sismica e migliorare il monitoraggio sismico del territorio. Parallelamente occorre prevedere, a supporto di una sistematica pianificazione dell’emergenza, il rafforzamento degli strumenti operativi atti a fornire una risposta adeguata anche a situazioni catastrofiche di dimensioni superiori a quelle affrontate negli ultimi venti anni, che pure hanno messo a dura prova il Servizio Nazionale della Protezione Civile.

È ben acclarato che, allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile fare previsioni di tipo deterministico o con probabilità significative sull’occorrenza futura dei terremoti in una finestra temporale contenuta (ore o giorni) e in un ambito geografico limitato (pochi chilometri), per cui, al di là della messa a punto di norme antisismiche e di stime di pericolosità aggiornate allo stato dell’arte scientifico, la maniera più efficace di fare prevenzione sismica, e per certi versi l’unica che può fornire risultati certi, è di rafforzare le costruzioni esistenti, particolarmente quelle in cui più elevata è l’esposizione delle vite umane (prime abitazioni, scuole, etc.) e dei beni (monumenti, musei, depositi di prodotti di elevato valore economico, etc.), quelle strategiche per la gestione dell’emergenza (ospedali, centri di coordinamento, caserme dei vigili del fuoco, etc.), quelle che possono indurre, per i contenuti pericolosi, gravi conseguenze (impianti a rischio industriale rilevante, depositi di materiali pericolosi per l’ambiente, etc.).

SOLO A PARTIRE DAL 1986 lo Stato italiano ha cominciato a investire (anche se in misura minima e quindi con discontinuità sia nella copertura areale che nel tempo) in prevenzione sismica, finanziando quasi esclusivamente investimenti su edifici pubblici strategici e rilevanti, come ospedali e scuole. Complessivamente fino al 2003 sono stati investiti poco più di 300 milioni di euro per la prevenzione (prescindendo, ovviamente, dagli interventi di ricostruzione post-sisma, che hanno sempre comportato anche un miglioramento della resistenza sismica delle costruzioni danneggiate), di cui solo 66 milioni per l’edilizia privata. Dopo il 2003, a seguito del terremoto di San Giuliano in Molise (avvenuto nel 2002), sono stati finanziati interventi per circa 750 milioni di euro, prevalentemente per le scuole e gli edifici pubblici strategici.

IN SEGUITO AL TERREMOTO de L’Aquila, attraverso l’art. 11 della legge 77 del giugno 2009, è stato istituito un Fondo per la prevenzione del rischio sismico sul territorio nazionale per un ammontare complessivo di 965 milioni di euro in sette anni, dal 2010 al 2016, con importi crescenti dai 44 M€ per il 2010 ai 195,6 per il 2012, 2013, 2014, per poi decrescere fino ai 44 M€ per il 2016. La messa a punto del piano nazionale di prevenzione è stata affidata al Dipartimento della Protezione Civile, che lo attua mediante ordinanze, distribuendo i fondi tra le Regioni in proporzione al loro rischio sismico e demandando a esse la definizione dei piani di prevenzione a livello regionale. La strategia di prevenzione adottata è ad ampio spettro ed è mirata, oltre che alla realizzazione di obiettivi immediati di riduzione della vulnerabilità e miglioramento delle attività di pianificazione territoriali e dell’emergenza, anche alla crescita di una cultura di prevenzione sismica da parte della popolazione e degli amministratori pubblici. Le azioni sono relative a: a) Indagini di microzonazione sismica b) Interventi strutturali su edifici strategici; c) Interventi strutturali su edifici privati; d) Interventi urgenti e indifferibili riguardanti opere infrastrutturali indispensabili all’attuazione dei piani di emergenza.

I RISULTATI che si stanno conseguendo fanno ritenere che il provvedimento abbia innescato un processo virtuoso e fortemente partecipato, peraltro decisamente limitato dall’esiguità dei finanziamenti stanziati con la L. 77/2009. Infatti la cifra complessiva, pur se cospicua rispetto al passato, rappresenta solo una minima percentuale, sicuramente inferiore all’1%, del fabbisogno per l’adeguamento sismico di tutte le costruzioni nelle diverse zone sismiche, ma pari a circa il 5% di quanto mediamente lo Stato spende ogni anno per il ristoro dei danni prodotti dai terremoti.

PER TUTTE LE INFORMAZIONI riguardanti i contenuti fondamentali e lo stato di attuazione del Piano Nazionale di prevenzione sismica si può fare riferimento al sito del Dipartimento della Protezione civile.

Mauro Dolce, Consulente Tecnico Scientifico del Capo del Dipartimento della Protezione Civile.


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Autore: Mauro Dolce

TAGS: prevenzione, Ricostruire, sismica, terremoto

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