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La Regione Lombardia contro la scia di morti bianche

Sicurezza è il futuro 2018 numero 11

Intervista a Giulio Gallera, Assessore al Welfare di Regione Lombardia

La Regione Lombardia contro la scia di morti bianche

Più di 150 morti sul lavoro in questi primi mesi dell’anno, in netto aumento rispetto a quelle censite nello stesso periodo del 2017. La situazione più critica? Nel settore dell’edilizia, dove si registra un clamoroso + 50%. Catania, Livorno, Treviglio, in ultimo Crotone: morti multiple in meno di un mese che hanno riacceso i riflettori su un tema complesso e delicato, quello della sicurezza sul lavoro, dopo lustri di dati incoraggianti. La Lombardia è seconda solo al Veneto in questo triste primato, Milano la capofila tra le province con otto decessi. Ne parliamo con Giulio Gallera che, dopo un’intensa campagna elettorale, è stato confermato assessore al Welfare di Regione Lombardia dal presidente Attilio Fontana.

 

Assessore Gallera, come commenta questo trend negativo? La Lombardia è lo specchio fedele di una dinamica nazionale, anche se negli ultimi anni è stato fatto un grosso lavoro sul tema che ha portato a una riduzione sensibile del numero di infortuni e di morti sul lavoro (dal 2012 al 2017 il tasso di incidenza è passato dal 27,88% al 20,01%, mentre gli infortuni mortali sono diminuiti del 21,7%). L’incremento di questa prima parte del 2018 è parzialmente dovuto alla ripresa dell’economia. In più dobbiamo considerare un quadro capillare e complesso: il tessuto produttivo lombardo è composto da 805.755 imprese, il 18,6% del totale delle imprese attive in Italia. Di queste, il 94,2% hanno un numero di addetti compreso tra 0 e 9. Detto ciò, la sicurezza sul lavoro è una delle nostre priorità.

 

Le leggi attualmente in vigore sono adeguate o ci sono vuoti da colmare? La legislazione è adeguata e conforme alle normative europee. I controlli sono sufficienti? Annualmente realizziamo mediamente 56.000 interventi controllando 29.000 imprese, ossia circa il 6% delle imprese con sede in Lombardia (il valore si pone oltre il target del 5% previsto dal LEA – Livelli essenziali di assistenza – n.d.r.). E per il 2018 sono previsti 900 controlli in più negli impianti lavorativi rispetto al 2017.

 

Altre idee da portare avanti per fronteggiare l’emergenza? Con i proventi delle sanzioni irrogate alle aziende per inottemperanza alle misure di prevenzione, che nel 2017 equivalgono a otto milioni di euro, vogliamo assumere a tempo determinato quaranta nuovi addetti ai controlli: per un triennio affiancheranno i collaboratori già in servizio.

 

Semplificazione e sburocratizzazione: c’è ancora molto da fare? Sì, è un lavoro intenso e complicato su cui dobbiamo esercitare i nostri sforzi. È molto più semplice realizzare un volume farraginoso e pensare così di aver garantito la sicurezza sul lavoro. La forma è importante, soprattutto se si parla di realtà a rischio come il settore dell’edilizia, ma è disattesa se non si forniscono al contempo gli strumenti per metterla in pratica in modo semplice. È necessario trovare il giusto equilibrio coniugando queste procedure ai processi produttivi.

 

Come estendere sul territorio i modelli virtuosi? Con i Piani mirati di Prevenzione. La consueta attività di sopralluogo va collegata a moderne modalità di controllo che permettano di assistere le aziende virtuose ma con un gap di capacità nell’applicazione di misure puntuali ed innovative. In particolare, nell’occasione di indagini e sopralluoghi per eventi sentinella, le ATS (Agenzie di Tutela della Salute, n.d.r.) hanno modo di individuare nuove e più efficaci misure di tutela la cui applicazione, se estesa a tutte le aziende interessate, può prevenire analoghi e ulteriori casi. Le ATS coinvolgono così le aziende del territorio accomunate da un identico profilo di rischio attraverso seminari, riunioni, sessioni formative e informative, processi di autovalutazione e valutazione dei rischi, per far sì che conoscano e applichino autonomamente misure ulteriori a quelle previste dalle norme statali. Questo è il modo più pratico per assicurare l’adozione di tutele in più aziende contemporaneamente.

 

Sono già stati applicati questi Piani mirati? Se sì, dove e con quali risultati? Potrei fare due esempi. Un esempio di Piano mirato pioniere riguarda la diffusione delle procedure idonee a ridurre gli infortuni nell’utilizzo delle macchine spargisale per il trattamento antigelo delle strade nei mesi invernali, realizzata dall’allora ASL di Monza. Un altro esempio di successo è stato il percorso adottato a Milano con l’EXPO, evento che non ha registrato alcun infortunio sul lavoro. L’attuazione di questa modalità di intervento diventerà l’obiettivo fondamentale su cui utilizzare il personale aggiuntivo assunto, per trasformare l’attività da sperimentale in attività costante generalizzata sull’intero territorio.

 

Si parla abbastanza di sicurezza sul lavoro? La cultura della sicurezza sul lavoro deve diventare un tema condiviso dalla società e intensificare il messaggio dove possibile è indubbiamente positivo. Credo anche però che le istituzioni abbiano continuato a lavorare con serietà in questi anni e, se pensiamo alla situazione di vent’anni fa, oggi siamo molto più avanti. È normale che, dopo qualsiasi decesso o grave infortunio, ci si ponga comunque degli interrogativi e proprio per questo l’attenzione non è mai troppa. Non abbasseremo la guardia.

 

Cosa possono fare le imprese per migliorare la sicurezza? In tema di sicurezza, la collaborazione delle aziende è fondamentale. Le ATS infatti coinvolgono le aziende del proprio territorio in percorsi strutturati di prevenzione attraverso seminari, riunioni, sessioni informative e formative che consentono alle stesse di conoscere ed applicare autonomamente nelle loro sedi quelle misure tecniche, organizzative e procedurali, sempre ulteriori rispetto alla norma statale, che scongiurano nuovi infortuni e nuove malattie professionali. Questa modalità consente di verificare e perfezionare l’adozione di specifiche misure di tutela in molte aziende contemporaneamente e permette alle ATS di rendere più efficiente l’attività di controllo sul loro territorio.

Aprile 2018


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Autore: Yuri Benaglio

TAGS: cantieri sicuri, edilizia, Lavoro, prevenzione, Sicurezza

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