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Costruire quartieri di edilizia sociale su aree pubbliche

Crescere? 2016 numero 3

Valutare l'impatto dell'immigrazione...

Costruire quartieri di edilizia sociale su aree pubbliche

G li scenari demografici laborati dal CRESME per Milano, Monza - Brianza e Lodi, ci dicono che la popolazione di quest’area, al 2024 e al 2034, avrà una dinamica positiva; che, in particolare, crescerà maggiormente la popolazione di Milano e che questo fenomeno trascinerà una maggiore domanda di alloggi. Prima di entrare nel merito delle previsioni non posso evitare di esprimere  qualche mia personale cautela. Per il CRESME, questa forte crescita sarà dovuta prevalentemente  all’afflusso di stranieri, la cui incidenza sulla popolazione complessiva dell’area passera dal 12,6% al 18,5% e poi al 23,9%.

Non e specificato con quali modalità avverrà questo afflusso e come le quantità saranno distribuite nel tempo. Il timore e che le condizioni nelle quali i migranti - i rifugiati o i cosiddetti “migranti  economici”- giungono in Italia, siano talmente complesse, conflittuali e mutevoli che non si possa dare per scontato che il loro flusso rimanga costante nell’arco di 20 anni.


CRESCITA EQUILIBRATA
Non e specificato se sia stata stimata anche una componente di crescita naturale della popolazione straniera, cosa che nell’arco di un ventennio sembrerebbe ragionevole, e con quale tasso di fertilità. Sappiamo, infatti, che in Germania la fertilità delle donne immigrate e rapidamente scesa al pari delle tedesche, ovvero sotto il livello di riproduzione. D’altra parte, visto che i tassi di crescita della  popolazione straniera sono dati decrescenti nel ventennio, e doveroso pensare che il CRESME abbia già tenuto conto di tutti questi aspetti.

Vediamo quindi di affrontare la questione dal punto di vista urbanistico, ovvero chiederci dove e come questa nuova popolazione si potrebbe insediare con vantaggio di tutti. Le quantità, in valore assoluto, non dovrebbero creare problemi a Milano, se teniamo conto che il PGT e stato inizialmente - ed incautamente, a mio parere - dimensionato per un incremento di 360.000 abitanti, poi  ridimensionato con la diminuzione delle densità volumetriche, e che, negli anni ’70, Milano ha già sfiorato i due milioni d’abitanti. Il punto e vedere se questa concentrazione della popolazione a Milano sia il migliore scenario possibile per il futuro dell’area urbana milanese.

E' pur vero che, nel corso della crisi, iniziata nel 2009 e non ancora finita, la crescita della popolazione si e riversata  prevalentemente a Milano e sulla prima cintura, ma questo fatto non e necessariamente un sintomo di equilibrio.

Mentre, negli anni passati, si spostavano nell’hinterland famiglie con figli, attratte dal minore costo delle abitazioni, ora tornano a Milano i singles, attratti dall’unico luogo che, nella crisi, mantiene ancora una dinamica economica positiva.

Dal punto di vista di un virtuoso sviluppo di Milano e soprattutto della Città Metropolitana (di cui il CRESME non sembra aver tenuto conto), l’equilibrio degli insediamenti e obiettivo fondamentale;  andrà quindi valutato che un’eccessiva crescita di Milano non diventi fattore di squilibrio.

NUOVI POLI RESIDENZIALI
Il criterio più efficace per garantire l’equilibrio urbanistico - e contemporaneamente la riduzione della congestione - e sempre la concentrazione delle funzioni e delle crescite nei nodi della rete di trasporto che offrano elevata accessibilità, non solo in Milano, ma anche nella Città Metropolitana. Ovviamente, non vuol dire disseminare i nuovi residenti in tutte le “cinture” e nemmeno produrre  alte densità edilizie, ma selezionare su tutto il territorio i singoli punti di migliore accessibilità e di migliore concentrazione di funzioni per insediarvi nuovi poli residenziali.

Da un altro punto di vista,  occorre osservare che la popolazione straniera che arriverà nell’area milanese difficilmente avrà le risorse per accedere al mercato libero degli immobili, ma richiederà accesso all’edilizia sociale in tutte le sue forme e prevalentemente a quella cosiddetta a “canone sociale”. Edilizia già drammatica-mente carente a Milano, ove restano inevase le domande di decine di migliaia di famiglie.

I nuovi arrivi necessariamente obbligheranno ad una riconversione della pianificazione milanese.

Giorgio Goggi, Prefessore presso il Politecnico di Milano


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Autore: Giorgio Goggi

TAGS: città, competizione urbana, crescita, demografia, rigenerazione urbana

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