Costruire senza consumo 2012 numero 33

Senza consumo di suolo

Dal Presidente

Se l’obiettivo a cui dobbiamo guardare per lo sviluppo delle nostre città è il risparmio di suolo dobbiamo anche interrogarci su...

Senza consumo di suolo

Ri-generazione è il titolo di un recente volume pubblicato da Triennale di Milano che prende spunto da un interessante lavoro di ricerca del Gruppo Giovani Imprenditori di Assimpredil Ance sui progetti che si innestano nel micro tessuto urbano.

Se l’obiettivo a cui dobbiamo guardare per lo sviluppo delle nostre città è il risparmio di suolo dobbiamo anche interrogarci sui modi in cui oggi è possibile intervenire: i progetti raccolti nella pubblicazione di cui ho fatto cenno, mostrano come il tema del riuso e della ridestinazione sia ormai un tema inserito in tutti i contesti culturali a livello mondiale e che può offrire ampi spazi per la ricerca e l’innovazione nel settore delle costruzioni.

Credo che l’architettura italiana abbia molte potenzialità e possa affermare un proprio “stile” in questo campo, perché nel nostro paese ci sono architetti eccellenti in grado di fare sistema con un tessuto produttivo adeguato allo sviluppo di interventi che richiedono competenze e conoscenze specifiche.

Per questo ho voluto dedicare un numero di DEDALO proprio alla presentazione di alcuni progetti, tutti italiani, in cui il tema del riuso in architettura, dell’adattamento di nuovi spazi per nuove attività dentro un tessuto urbano denso e storicamente consolidato, ci fornisce esempi di creatività e di qualità realizzativa. La crisi e le mutate condizioni socio economiche, l’affermarsi di una cultura della sostenibilità nelle costruzioni, impongono la sperimentazione di un diverso approccio alla trasformazione delle città che passa anche per scelte che prediligono il basso consumo di suolo, il riutilizzo anche se parziale, di strutture e materiali già esistenti. Ma anche di infrastrutture, impianti, servizi già attivati, funzionanti, adattabili, ingegnosamente sfruttabili.

L’Italia ha una lunga storia di riuso e di riconversione, le nostre città mantengono come valore la memoria collettiva e l’identità dei luoghi e siamo un grande laboratorio degli innesti e delle riqualificazioni.

Purtroppo scontiamo anche una diffidenza verso il nuovo e una rigidità nel cambiamento degli stili di vita e dei consumi. Per questo è una grande scommessa quella del prossimo decennio, un’ opportunità che dobbiamo saper cogliere in maniera corretta ed efficace. La stratificazione dei manufatti nella città non è cosa nuova, da sempre le città si ricostruiscono su se stesse, si modificano e cambiano il loro spazi e la loro immagine: la novità che stiamo vivendo è quella dell’essenzialità, ovvero della ricerca di un’architettura che sappia coniugare consapevolezza del passato e modernità del futuro. I dati congiunturali del settore delle costruzioni ci mostrano chiaramente come questa tendenza stia trasformandosi in una riconfigurazione del mercato: a livello nazionale registriamo, infatti, un solo comparto del nostro settore che tiene sotto il profilo degli investimenti e dell’occupazione.

Il comparto della manutenzione, riqualificazione e efficientamento energetico degli immobili residenziali, commerciali e industriali, aumenta negli ultimi 5 anni i suoi livelli produttivi del 12,6% (Osservatorio ANCE). Un cambiamento dei profili economici deve farci riflettere anche sulle ricadute in termini di struttura del mercato e di organizzazione delle imprese e della filiera delle costruzioni. E’ un mercato che richiede specializzazioni diverse nella mano d’opera occupata, diversificazione nella produzione di materiali e di tecnologie, nuove figure nella progettazione e conduzione del cantiere. E’ una trasformazione che richiede alle imprese uno sforzo notevole per cambiare visioni strategiche e politiche aziendali: non più il suolo ma l’edificato come fonte prima della produzione, l’edificato da rendere sostenibile, l’edificato da sostituire.

Ma intervenire su parti della città esistente richiede anche convergenza tra obiettivi e strumenti, tra visioni e regole del gioco. Bisogna condividere il principio che densificare è l’unica vera strada per ridurre il consumo di suolo, una strada che oggi non pare così chiaramente individuata nell’insieme dei soggetti coinvolti a vario titolo.

Subiamo, anche in questo comparto, il sovrapporsi di competenze tra le soprintendenze, gli enti comunali, provinciali o regionali che non favoriscono il processo di riconfigurazione del mercato. Alcuni contributi raccolti in questo numero ci raccontano di annose questioni irrisolte: il tema del fuori sagoma, della legislazione sui sottotetti, dei cambi di destinazioni d’uso, per citarne solo alcuni. Altri contributi ci presentano, invece, esperienze risolte di sottotetti che diventano sopralzi, di cortili che diventano giardini residenziali per unità singole, di sale bingo che diventano asili. Se penso ora alla nostra città, al suo hinterland, non è difficile osservare che il territorio ha bisogno di una rigenerazione dei luoghi, quella che possiamo definire una rivitalizzazione del tessuto edificato con innesti, aggiunte, di qualità estetica e architettonica: la cortina che si riallinea, un lotto che riconfigura in un isolato, un tetto che diventa un sopralzo, un cortile che si ridisegna.

Dobbiamo ritornare sui nostri passi e migliorare un esistente ormai desueto e traballante. Siamo stati abituati a pensare all’edilizia come elemento di trasformazione dello spazio, oggi è lo spazio che trasforma il costruito, che chiede creatività e innovazione progettuale. Parliamo di interventi minori? Così siamo stati abituati a considerare questa tipologia edilizia, ma dobbiamo prendere coscienza che sarà attraverso questi interventi che ridisegneremo le nostre città, perché oggi lavorare sull’esistente vuol dire declinare anche nuovi prodotti abitativi, adeguati alle mutate esigenze dei nuclei familiari che costituiranno la domanda del futuro mercato delle costruzioni.

Architetti, committenti, imprese e istituzioni hanno raggiunto una maggiore consapevolezza sulle opportunità legate al riuso, una realtà distintiva della nostra epoca e che offre l’occasione per un nuovo slancio progettuale e imprenditoriale. Gli incentivi e le premialità che potranno essere legati a questa silenziosa ma importante trasformazione devono trovare adeguata attenzione anche nei regolamenti edilizi, il punto di partenza per una significativa riscrittura e semplificazione delle regole di intervento.


Claudio De Albertis
, Presidente Assimpredil Ance


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Autore: Claudio De Albertis

TAGS: consumo, rigenerazione, suolo

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