Ripartire dal Fidec 2018 numero 14

Pensare per fare

Dal Presidente

FIDEC: guardiamo al futuro con scienza e conoscenza

Pensare per fare

Mentre perdurava una situazione congiunturale difficilissima Milano cominciava ad intravedere le prospettive che nel tempo si sarebbero effettivamente concretizzate sul nostro territorio. Nello stesso periodo appariva evidente che alcuni driver tipicamente ambrosiani avrebbero cambiato le sorti di questa metropoli Molti meriti spettano direttamente alla città e a tutto il sistema della nostra società civile, una matura Agorà pluri-partecipata che ha come obiettivo di fondo la crescita e il benessere della città e dei cittadini e la caratteristica di esorcizzare crisi e paure, di inventare e trovare soluzioni, di dialogare costruttivamente per risolvere e non per edulcorare. L’essenza, alla fin fine, è essere protesi verso i traguardi e le vittorie.

Quelle prospettive non erano del tutto nitide. Per la verità per ottenere quegli esiti erano intervenute una serie di circostanze, le cosiddette responsabili del “fattore C”, non del tutto coordinate, anzi, per la verità mosse motu proprio, che incrociandosi astralmente alla fine del 2015, ossia nel felicissimo epilogo di post Expo, avevano rappresentato al mondo un luogo straordinario, vivo, forse anche troppo vivace rispetto a quanto fosse nella realtà. In effetti alcune delle grandi trasformazioni sulle quali si era aperto il sipario della nostra città al mondo, non potevano realmente rappresentare il massimo del modello di efficienza: Porta Nuova, oggi ce ne facciamo vanto, ha avuto una gestazione urbanistico edilizia di almeno 15 anni; City Life, ora riconosciuto modello di moderno abitare e di commercial e business district all’avanguardia, con gli Headquarter di Generali, Allianz e, tra pochi mesi, di PwC, aveva visto il tracollo di alcuni soci, la rinegoziazione degli impegni convenzionali; poi c’era stato Expo, un tripudio di 21 milioni di visitatori entusiasti che lo hanno animato giorno e notte, partito peraltro nell’ambito di poteri commissariali e procedure straordinarie, con la magistratura che era intervenuta a sedare la rinascita di non lontanissimi fantasmi resuscitati che erano stati avversari di etica e di moralità. Ma la situazione era così pervasa di depressione economica e, contemporaneamente, di necessità di rivalsa, che tutte le componenti negative erano attenuate rispetto alla ferma volontà di invertire ciclo e trend e presentare modelli, non necessariamente esportabili, ma obbligatoriamente attrattivi. E quando succede tutto questo….. Beh!, allora a quel punto, cambia tutto. I protagonisti della rinascita sono stati i giovani. Giovani che erano da tempo rassegnati a vivere la prospettiva del futuro nell’ambito della precarietà. La mia generazione non conosce nulla di tutto ciò. Chi, come me, è nato verso la fine degli anni Sessanta, pur precipitato nel clima rivoluzionario della contestazione e dei cambiamenti, appena cresciuto, affacciandosi al mondo del lavoro, aveva tante possibilità di scegliere. Due anni fa per i giovani di scelte non ce n’erano molte.

Ma Milano era lì, essa stessa nella crisi diffusa, luogo aperto e permeabile, società ricettiva e inclusiva, che chiede molto per dare molto, che non crea barriere di provenienza, di religione, di status o di genere, che premia lavoro, merito ed idee, e che di lavoro, merito e idee ha intrinsecamente bisogno. Niente di più facile che riempirsi di giovani, fare decollare atenei e corsi di laurea in ogni disciplina, beneficiarsi di una energia positiva fantastica che inverte il trend di invecchiamento, che riporta all’apice il ciclo delle tre “V” voglia, volontà e valore, ciclo che costituisce una premessa indispensabile per la vittoria nella competizione dei territori. E mentre questo mutamento sostanziale generava l’energia nella città, essa cominciava a diffondersi in ogni dove. Nelle industrie, nelle relazioni, nell’economia e nel sociale. Mutava il metodo relazionale, si caricava di significato la discussione critica per l’obiettivo e si condividevano esperienze, saperi, idee e prospettive. Dal classico proverbio: “Chi fa da sé, fa per tre”, si passava alla “Teoria dell’Insieme”, dove più contributi, più esperienza e più partecipazione erano la necessaria ricetta per il successo disponibile e programmabile.

Una rivoluzione. Da quel momento abbiamo cercato di pensare a un appuntamento che non fosse la solita fiera dell’edilizia, con gli stand ben attrezzati dove ciascun espositore presenta semplicemente la sua mercanzia. Operazione non semplice, nel nostro mondo, tradizionalmente refrattario alla novità, rigido rispetto al cambiamento. Anche nell’ambito associativo questo percorso è stato inizialmente piuttosto complesso. Paure di insuccessi, di non centrare gli obiettivi, di non portare a casa alcun contenuto, di perdere soldi nella organizzazione, ci hanno fatto procrastinare per oltre un anno il convincimento se fare o non fare…… Forse, da un certo punto di vista, è stato meglio così. Abbiamo maturato la convinzione di ragionarci di più, di creare maggiore contenuto e relazione, di sperimentare progetti interassociativi, con ANCE Milano, Monza Brianza e Lodi con ANCE Varese, che sono state associazioni pioniere a esclusivo beneficio del sistema delle aziende che partecipano il sistema ANCE. Abbiamo lavorato per tutti, per la prospettiva, per una lettura contemporanea, per il futuro. Abbiamo pensato che anche questo, per tutti noi, fosse “Domani”.

Ecco perché FIDEC. Apriamo con una richiesta di accessi oltre ogni previsione, totalmente overbooked. Apriamo con sponsors eterogenei, partners diffusi, interesse in filiera edilizia, fuori filiera, nell’ambito della manifattura, del credito, dei servizi, delle professioni. Incrociamo storie, esperienze, persone, imprese e imprenditori su lavoro, crescita, progresso, cambiamento. A testimonianza che questa è una esigenza, una necessità, un valore. Una piattaforma di potenziale contenuto e arricchimento che, nel mondo sharing, contraddistingue la nuova relazione contemporanea, è un esercizio non solo volontario ad auspicabile, ma che suona come una modalità oggi indispensabile.

Marco Dettori, Presidente, Assimpredil Ance

Novembre 2018

 


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Autore: Marco Dettori

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