Le analisi

Rinnovamento urbano: il caso francese

Fuori dalla crisi 2014 numero 39

La creazione dei grands ensembles (quartieri di edilizia popolare) e il contesto francese degli anni cinquanta-sessanta...

Rinnovamento urbano: il caso francese


La creazione dei grands ensembles (quartieri di edilizia popolare) e il contesto francese degli anni cinquanta-sessanta: l’esigenza di costruire alloggi per far fronte a istanze demografiche di varia natura (l’esplosione delle nascite, l’accoglienza massiccia di manodopera straniera, il ritorno di espatriati dalle ex colonie del Nord Africa negli anni sessanta) aveva posto le basi in Francia per l’avvio di uno slancio costruttivo di ampio respiro su aree non edificate spesso suburbane o decentrate.

I principi ispiratori sono quelli della Carta di Atene, spesso snaturati per ragioni economiche che portano a una standardizzazione delle modalità costruttive. Inizialmente queste unità abitative costituiscono un notevole salto di qualità per molti residenti, in particolare in termini di comfort. Tuttavia, a lungo andare, le famiglie più benestanti iniziarono a trasferirsi lasciando solo le categorie sociali più deboli. La gestione del patrimonio residenziale sociale è sempre stata a carico di enti (locatori sociali) che spesso dispongono di scarsi mezzi venendo a creare nel tempo uno scarto tra le condizioni di vita nelle periferie rispetto alla città.

 

La cronistoria di una politica

Le condizioni di vita in questi quartieri in cui le difficoltà economiche della popolazione residente danno luogo a una vera e propria forma di segregazione sociale, fanno sorgere in Francia una politica specifica e territorializzata nei confronti della città.

 

Cronologia delle politiche urbane in Francia:

  • 1973: la legge Guichard pone fine alle forme di urbanizzazione analoghe a quelle dei grands ensembles, constatando il degrado delle condizioni di vita in questi quartieri;
  • 1976: primo “piano banlieue” (Habitat e Vita sociale) per 53 quartieri. Contratti globali e trasversali tra Stato-municipalità e HLM (Habitation à loyer modéré) nell’intento di associare i residenti;
  • 1982-1983: prime leggi di decentramento: lo Stato delega alle collettività territoriali le competenze in materia di urbanizzazione;
  • 1990: nomina del primo ministro per la politica della città, il cui obiettivo è la lotta contro la segregazione di questi quartieri;
  • 1996: creazione delle ZUS (Zone Urbane Sensibili). Si tratta di quartieri a rischio di precarizzazione sociale per via della specificità dell’offerta di alloggio e con un’attrattiva urbana e residenziale degradata; dal 2000 sono state individuate 751 zone urbane sensibili. La loro individuazione si basa su un’analisi statistica. I principali indicatori: fascia di reddito, tasso di disoccupazione, monoparentalità, numero di giovani, numero di alloggi sociali;
  • 2000: grandi progetti urbani (GVP, Grands Projets de Ville), programma di sei anni volto al reinserimento dei quartieri difficili nel tessuto urbano;
  • 2000: legge di solidarietà e di rigenerazione urbana: modifica sostanziale della legislazione urbanistica e del diritto alla casa; incoraggia il rinnovamento della città dall’interno e la creazione di alloggi sociali (20% per Comune);
  • 2003: legge di orientamento e programmazione per la città e il rinnovamento urbano (2003/710, 1° agosto 2003, PNRU 1);
  • 2014: legge di programmazione per la città e la coesione urbana (2014-173, 21 febbraio 2014, PNRU 2).

 

Limiti delle iniziative precedenti alla legge del 2014:

L’esperienza pregressa viene analizzata per offrire lo spunto innovativo alla fase del 2014. Vengono individuate le seguenti criticità:

  • fonti di finanziamento diverse, ciascuna rispondente a regole proprie;
  • sovvenzioni erogate su base annua, senza programmazione a lungo termine;
  • firma di contratti senza un impegno preciso da parte delle collettività locali;
  • assenza di coordinamento tra i vari interventi condotti nel medesimo quartiere;
  • assenza di leadership;
  • enti gestori (locatori sociali) e municipalità in situazione di fragilità finanziaria.

Il risultato di questo elenco di criticità è la difficoltà nella realizzazione di progetti urbani integrati e coerenti su singoli siti.

Tuttavia, l’esistenza a monte di una politica della città strutturata comporta notevoli vantaggi:

  • una presa di coscienza politica complessiva della situazione;
  • un coinvolgimento attivo dei soggetti locali;
  • dal 2000, una promozione della logica di “progetto urbano” con sovvenzioni specifiche.

 

Principi innovativi del Programma Nazionale di Rinnovamento Urbano

Il programma reca in sé una serie di principi di grande interesse:

  • la creazione di un partenariato nazionale tra i vari enti interessati, coadiuvati da un’agenzia preposta: l’Agenzia nazionale di rinnovamento urbano (ANRU);
  • la garanzia di un sostegno finanziario pubblico sulla base di un progetto articolato (comprendente una serie di interventi) circoscritto da un dato perimetro e per una durata di 5 anni;
  • un contratto dettagliato tra i partner coinvolti che specifica programma (i lavori previsti), finanziamento e termini di realizzazione;
  • una valutazione dei risultati dell’intervento allo scadere della convenzione;
  • uno stanziamento coerente, senza precedenti (12 miliardi di euro di sovvenzioni), sufficiente per avviare progetti su 200 siti nello stesso tempo.

 

Gli obiettivi del PNRU 1 sono facilmente elencabili:

  • trasformare in profondità i quartieri situati nelle ZUS, con l’intento di promuovere la mixité sociale e il loro sviluppo sostenibile. Questo allo scopo di renderli tasselli di città pienamente integrati nell’ambito dell’agglomerazione di riferimento, favorendo la compresenza di funzioni e tipologie abitative diverse;
  • finanziare e seguire l’ideazione e l’attuazione di progetti urbani complessi, elaborati sia da soggetti locali, sotto la direzione di un’autorità politica di  riferimento (il sindaco del Comune), sia facenti parte di una progettazione territoriale di più ampio respiro (progetto sociale: istruzione, impiego, salute,  sicurezza ecc.);
  • rispondere a obiettivi fondamentali, quali la diversificazione delle funzioni urbane (in particolare quelle residenziali), la reintegrazione di questi quartieri nel resto della città con interventi tesi a romperne l’isolamento, la rigenerazione della città in una prospettiva temporale di lungo periodo, favorendo una migliore organizzazione del territorio (leggibilità della trama urbana, viabilità, riconversione dei suoli).

 

Tutto questo implica un forte impegno sul versante sociale, che prevede il rialloggiamento degli abitanti, percorsi di inserimento professionale, gestione di prossimità del quartiere. I principi dell’agenzia costituiscono il presupposto delle modalità di intervento in questi quartieri. L’obiettivo cardine della mescolanza sociale (mixité) corrisponde ai principi integrati alle politiche urbane a partire dalla legge SRU (legge di Solidarietà e rigenerazione urbana) del 2000, nonché al cuore dei principi della repubblica francese. Se gli interventi di demolizione degli edifici di residenza sociale sono stati di grande impatto, altre azioni importanti sono destinate a migliorare la situazione dei nuclei famigliari che rimangono in loco, con interventi di risanamento degli alloggi esistenti.

 

Breve cronistoria del lancio dell’agenzia

La legge del 1° agosto 2003 istituisce il Programma nazionale di rinnovamento urbano (PNRU), prevedendone l’iniziale finanziamento negli «stanziamenti erogati dallo Stato per la realizzazione del Programma nazionale di rinnovamento urbano» previsti dalle leggi finanziarie tra il 2004 e il 2008, e indica le condizioni di co-finanziamento da parte di altri enti (prestito Action logement 1%) grazie al quale le imprese contribuiscono al finanziamento per l’acquisto della casa dei dipendenti). La legge stessa crea l’ANRU e l’Osservatorio nazionale delle zone urbane sensibili. Il PNRU è istituito per una durata limitata di dieci anni, il che implica che lo strumento dell’agenzia non abbia una vocazione duratura. L’ANRU è pensata come uno strumento al servizio del Programma nazionale che si considera non essere più necessario una volta raggiunti gli obiettivi.


Nel 2005, sempre sotto l’egida del Ministero della Città, è stata creata un’altra agenzia, l’Agenzia per la coesione sociale e le pari opportunità (ACSÉ, Agence pour la cohésion sociale et l’égalité des chances).


L’operato di tale agenzia si concentra su:

  • impiego e sviluppo economico;
  • miglioramento dell’habitat e degli spazi pubblici tramite la gestione urbana di prossimità;
  • cittadinanza attiva e prevenzione della delinquenza;
  • salute;
  • istruzione.

Esiste una volontà costante di articolare l’operato delle due agenzie in nome della loro complementarietà.

 

Le caratteristiche del PNRU

Un progetto di rinnovamento urbano deve rispondere ai principi generali precedentemente evocati. A tal fine, possono accedere ai finanziamenti dodici grandi tipi di interventi (si parla di “famiglie di interventi”) quali: demolizione, creazione di alloggi sociali, cambiamento di destinazione d’uso degli alloggi sociali, risistemazioni, infrastrutture, esercizi commerciali, ammodernamento di abitazioni private ecc. Tali esigenze figurano in una convenzione firmata tra l’ANRU e in genere la collettività locale (cittadina o intercomunale), la quale dev’essere proposta dalla città (il “soggetto promotore del progetto”) con oggetto per lo più complessi di edilizia sociale.

Gli elementi costitutivi del progetto sono:

  • piano dettagliato delle trasformazioni fisiche del quartiere;
  • rapporto sullo stato di fatto delle abitazioni: numero di alloggi da demolire, numero e tipologia degli alloggi da ricostruire in situ, piano dettagliato di rialloggiamento delle persone interessate dalle demolizioni, nuova rete viaria, trasporti, infrastrutture ecc.;
  • scadenziario delle realizzazioni su cinque anni;
  • descrizione delle operazioni e degli interventi da finanziare.

 

Presentazione del dispositivo di attuazione da parte dei vari operatori

Gli operatori, o “committenti”, che corrispondono all’insieme dei soggetti che realizzeranno il progetto di riqualificazione urbana, in genere sono: le città (per la viabilità comunale, gli spazi pubblici, un certo numero di infrastrutture), gli enti gestori o locatori sociali (per tutti gli interventi relativi agli alloggi), gli operatori immobiliari (non sistematicamente coinvolti), altri costruttori (imprenditori edili, altre collettività ecc.). Ogni progetto deve inoltre presentare il dispositivo di governance (organizzazione politica) e di lavoro tra i vari soggetti (organizzazione deputata alla realizzazione del progetto). Il “soggetto promotore” è sempre il Comune o le collettività intercomunali, mentre il sindaco o il presidente dell’agglomerato è il promotore strategico.

 

Presentazione finanziaria

Ogni convenzione deve presentare un piano dettagliato di finanziamento di massima con la data di inizio dei lavori. Le sovvenzioni ANRU sono disciplinate da un regolamento e le modalità di attribuzione variano per ciascuna “famiglia” di interventi (demolizione, costruzione ecc.). Gli importi indicati nella convenzione rappresentano gli stanziamenti di massima.

 

Una durata di cinque anni

Il progetto deve comportare uno scadenziario operativo in modo che tutti gli interventi previsti siano obbligatoriamente avviati entro un periodo di cinque anni. Il completamento può avvenire in tempi più lunghi. Le modalità di pagamento degli interventi permettono una flessibilità temporale, ma costituiscono altresì dei paletti per evitare lo slittamento dei tempi. Al 31 dicembre 2012, il PNRU ha impiegato investimenti per oltre 45,5 miliardi di euro, di cui 12,3 miliardi in sovvenzioni provenienti dall’ANRU. Ciò si concretizza in quasi 27.400 interventi fisici distribuiti su quasi 400 progetti.

 

Estensione geografica del programma

Il programma concerne la totalità del territorio francese. La missione dell’agenzia è di dare la priorità ai quartieri più vulnerabili delle 751 zone urbane sensibili. Una città può presentare diversi progetti sul proprio territorio.

 

Modalità di finanziamento

I mezzi finanziari stanziati dalla legge di programmazione del 1° agosto 2003 per l’attuazione del PNRU tra il 2004 e il 2013 ammontano a 12 miliardi di euro. Stando a una media matematica, l’importo medio sarebbe dunque di 30 milioni di euro per progetto. In realtà il ventaglio è piuttosto ampio (la media delle sovvenzioni ai quartieri prioritari – quelli più in difficoltà – è di 44 milioni di euro; la media ai quartieri supplementari – quelli meno in difficoltà – è di 18 milioni di euro).

 

Il cofinanziamento dei progetti

Nessun intervento può essere finanziato al 100% dall’ANRU: il principio cardine è quello del cofinanziamento. In questo modo, 12,3 miliardi di euro generano 45 miliardi di euro di investimenti. I medesimi soggetti finanziari sono presenti praticamente in tutti i progetti.

 

L’Agenzia per il rinnovamento urbano

L’ANRU è stata creata per attuare il PNRU ed è il braccio operativo di un insieme di soggetti nazionali coinvolti nella politica della città e la politica di edilizia sociale.

I soggetti che compongono il Comitato per gli investimenti dell’Agenzia e approvano i progetti sono i seguenti:

  • Il Ministero delegato alla città: è il ministero di tutela dell’ANRU, che dipende a sua volta dal Ministère de l’Egalité des Territoires et du Logement (Ministero dell’uguaglianza dei territori e della casa), il quale comprende l’urbanistica, l’edilizia, la casa e lo sviluppo sostenibile dei territori.

  •  Action Logement o UESL (Union des Entreprises et des Salariés pour le Logement - Unione delle imprese e dei lavoratori per la casa): raggruppa le organizzazioni interprofessionali che rappresentano i lavoratori e le imprese ed entità più locali, i “collettori” incaricati di recuperare lo 0,45% della massa salariale delle imprese per finanziare l’alloggio. Oltre al PNRU, l’UESL finanzia altresì la costruzione di nuove abitazioni sociali in affitto in cambio della preassegnazione di abitazioni sociali per i propri aderenti. Divenuta, nell’ambito del PNRU, la principale fonte di finanziamento dell’ANRU dall’entrata in vigore della legge di mobilitazione per la casa e contro l’esclusione sociale (2009-323) del 27 marzo 2009, dispone in cambio del diritto di prelazione per i propri lavoratori sugli alloggi nuovi costruiti nell’ambito di questo progetto e di terreni messi a disposizione gratuitamente nei quartieri (PRU) affinché la sua filiale Foncière Logement possa costruire abitazioni in affitto private, per favorire la componente sociale mista (mixité).

  • L’Unione sociale per l’habita: Questa organizzazione rappresenta la federazione degli enti di edilizia sociale e il settore HLM (Abitazioni a canone  contenuto) e riunisce circa 760 enti HLM di cui una buona parte impegnata in progetti di rinnovamento urbano.

  • La Cassa depositi e prestiti (banca pubblica) È una banca pubblica che concede prestiti agevolati a lunghissimo termine, per la realizzazione di alloggi sociali in affitto. Il denaro è prestato sulla base di un libretto di risparmio di tipo A. Nell’ambito del PNRU, la cassa depositi ha concesso prestiti mirati.

  • La convenzione di partenariato per il finanziamento del progetto urbanistico. I progetti di rinnovamento urbano sono elaborati dai sindaci (o dai presidenti dell’EPCI), coadiuvati dal delegato territoriale (il prefetto di Dipartimento) dell’ANRU. I progetti sono oggetto di convenzioni pluriennali con l’Agenzia. Si tratta dunque di una procedura avviata a livello locale. L’ANRU assiste, approva, supervisiona e finanzia.

 

L’elaborazione del progetto

Il Comune prepara un progetto relativo a un quartiere che rientra nel programma. In questa fase può essere assistito da un dirigente territoriale delegato dell’ANRU per assicurarsi che il progetto ottemperi a tutte le condizioni necessarie prima di essere sottoposto a esame da parte dell’agenzia.

 

Esame e approvazione della convenzione pluriennale da parte del Comitato per gli investimenti

Il sindaco, responsabile dell’elaborazione e dell’attuazione del progetto, presenta personalmente il progetto al Comitato per gli investimenti dell’ANRU.

La partecipazione finanziaria dell’ANRU tiene conto della portata del progetto (rispetto all’analisi e alla strategia di azione). L’importo della sovvenzione è inoltre condizionato dallo sforzo della collettività locale e degli altri finanziatori. In genere è determinante il ruolo e il coinvolgimento del sindaco nel progetto, il che comporta la sua presenza fisica al cospetto del Comitato per gli investimenti.

 

Monitoraggio dei progetti

Ogni progetto, come già accennato, deve rispettare gli obiettivi fondamentali del programma condivisi da tutti:

  • diversificare le funzioni urbane, in particolare le funzioni residenziali;
  • reintegrare i quartieri al resto della città con interventi di rottura dell’isolamento;
  • favorire il rinnovamento complessivo della città nel tempo, promuovendo una migliore organizzazione del territorio;
  • integrare un forte impegno sul piano sociale: rialloggiamento, inserimento professionale, gestione di prossimità (coinvolgimento di vari soggetti locali nella gestione).

Questi obiettivi fondamentali fungono da linee guida del progetto per l’insieme delle persone coinvolte nell’attuazione (soggetto promotore del progetto, Comitato per gli investimenti, delegato territoriale, delegato dell’ANRU e i suoi collaboratori).

 

Strumenti per il monitoraggio del progetto.

Tutti i soggetti a livello locale ne assicurano l’attuazione sotto la responsabilità della Città (direttore di progetto)- con la supervisione e/o il sostegno tecnico dei collaboratori del delegato dell’ANRU (prefetto), il quale gestisce altresì le richieste di pagamento (follow-up finanziario)

 

La revisione di progetto

Si tratta di un incontro ufficiale richiesto dall’ANRU. La sua organizzazione è assicurata dal delegato dell’ANRU (prefetto). La cadenza è almeno di un incontro all’anno, ma può variare a seconda della complessità dei progetti. Costituisce un importante strumento di follow-up dell’attuazione del progetto.

Gli obiettivi sono:

  • verificare il rispetto degli impegni della convenzione;
  • mobilitare i soggetti;
  • fare emergere gli ostacoli;
  • proporre soluzioni concrete;
  • rendere esplicite le posizioni ufficiali.


I temi della revisione di progetto sono:

  • livello strategico: indirizzamento, coordinamento, direzione lavori;
  • qualità del progetto urbanistico;
  • stato di avanzamento degli interventi;
  • abitazioni: costruzione, demolizione, risanamento, trasformazione, residenzializzazione;
  • interventi di risistemazione, infrastrutture, esercizi commerciali;
  • dinamizzazione del settore: strategie esterne, altre scale, dinamiche private ecc.;
  • accompagnamento sociale: gestione urbana, rialloggiamento, legame con l’occupazione;
  • comunicazione e concertazione;
  • monitoraggio finanziario.

 

Misure di accertamento

Si tratta di una procedura di accertamento basata sull’analisi documentaria, sopralluoghi e colloqui con la maggior parte dei soggetti coinvolti. La procedura dura in generale sei mesi. Si prevedono generalmente due misure di accertamento per progetto.

La prima avviene a due anni di distanza dalla firma della convenzione, la seconda al termine della convenzione.

La misura di accertamento permette di:

  • valutare lo stato di avanzamento del progetto e, se necessario, rivedere gli obiettivi;
  • evidenziare alcuni punti fondamentali per la vita del quartiere conseguenti al progetto (per stabilizzare nel tempo l’effetto delle trasformazioni intraprese).

L’accertamento viene generalmente effettuato da un consulente esterno, garante di una perizia obiettiva. Per ogni progetto è richiesta la presenza di determinati temi ricorrenti, giudicati di importanza fondamentale:

  • gestione del progetto;
  • strategia dell’habitat;
  • urbanizzazione sostenibile;
  • articolazione del progetto con le politiche sociali;
  • temi complementari sono possibili in funzione del contesto.

 

Integrazione alla convenzione

Nel corso dell’evoluzione del progetto è possibile un’integrazione ai termini della convenzione; spesso accade in seguito a una delle valutazioni intermedie formali della convenzione e del progetto da parte dell’ANRU che il soggetto promotore propone una modifica. La revisione del progetto e la valutazione intermedia devono permettere di proporre soluzioni operative, le quali talvolta implicano una variazione del progetto iniziale. Limiti constatati del PNRU 1 Alla fine del 2012, inizio del 2013, la conclusione del PNRU 1 ha portato l’insieme dei soggetti della politica della città a stilare un bilancio dell’azione dell’ANRU degli ultimi dodici anni. Nel marzo 2012, il nuovo governo ha avviato una valutazione della politica della città per preparare lo sviluppo e l’applicazione di un PNRU 2.


Le conclusioni principali sono:

Una migliore integrazione delle azioni sociali al progetto È evidente che gli interventi urbanistici non sono di per sé sufficienti. Per promuovere un radicale cambiamento della situazione sociale degli abitanti di questi quartieri, tali interventi devono essere affiancati da altrettante azioni strutturate e mirate nell’ambito dell’istruzione, dell’accompagnamento lavorativo, dello sviluppo economico, della sanità, dello sport, della cultura e della cittadinanza attiva.

 

Tenere maggiormente conto delle differenti scale di intervento

Tanto a livello di elaborazione quanto a livello di realizzazione nelle quali si inseriscono: il bacino abitativo, la città (in quanto ente funzionale e amministrativo), il quartiere. I risultati positivi ottenuti in un quartiere rischiano di perdere di efficacia se non sono inseriti in una strategia più ampia che tenga conto della scala complessiva dell’agglomerato. In alcune città l’integrazione è perfettamente riuscita, in altre no. Al momento della sottoscrizione della convenzione può allora essere messo a punto un quadro esigenziale più ampio, il che implica un coinvolgimento più ampio dei diversi livelli di autorità locali.

 

Attuare e consolidare veri e propri dispositivi di partecipazione con gli abitanti

Tanto nella fase di elaborazione del progetto, quanto della sua attuazione, gli abitanti devono essere meglio rappresentati.

Il progresso dei progetti mostra che la loro “capacità di utilizzo del quartiere” è fondamentale per la creazione di spazi pubblici e abitazioni di qualità, che concorreranno a un livello appropriato di utilizzo. Inoltre, il coinvolgimento degli abitanti nella trasformazione del loro ambiente di vita risponde di per sé a un obiettivo di sviluppo della cittadinanza attiva in questi quartieri.

 

Maggiore partecipazione del settore privato

I progetti di rinnovamento urbano in Francia si fondano innanzitutto sulla mobilitazione di soggetti pubblici (collettività locali e enti gestori di abitazioni sociali, organismi statali o parastatali). Tuttavia, il successo dei progetti dipende anche dalla partecipazione del settore privato, il quale va coinvolto in uno stadio sufficientemente preliminare dei progetti, in modo da garantire la possibilità di un intervento nel piano di sviluppo economico o nella costruzione degli alloggi.

 

Migliorare in modo sostanziale gli strumenti di valutazione dei progetti

Gli strumenti a disposizione meriterebbero di essere potenziati. È necessario un miglioramento sia a livello locale sia a livello nazionale.

 

Il proseguimento del PNRU 1: il PNRU 2

Il 21 febbraio 2014 è stato approvato un nuovo disegno di legge per proseguire il PNRU 1 nell’ambito di una seconda fase della politica della città, il PNRU 2. Si tratta della legge di programmazione per la città e la coesione urbana.

I suoi principali orientamenti sono i seguenti:

  • concentrare gli strumenti a disposizione su un numero ridefinito e ridotto di territori, in nome di «una semplificazione e concentrazione degli strumenti». Per essere efficaci, gli strumenti messi in atto devono concentrarsi sui quartieri maggiormente in difficoltà, basandosi su di un criterio unico e obiettivo: il reddito degli abitanti. Tale criterio rende conto in effetti del complesso delle difficoltà economiche e sociali in cui si trovano a vivere gli abitanti di questi quartieri.

  • continuare nell’opera di rinnovamento urbano. Inscindibile dall’ambito sociale della politica della città, il piano urbanistico beneficerà di un nuovo Programma nazionale di rinnovamento urbano dell’ordine di 5 miliardi di euro per l’ANRU. Questi stanziamenti, oltre agli investimenti dei locatori sociali e delle collettività, permetteranno un finanziamento dell’ordine di 20 miliardi di euro per il nuovo piano di rinnovamento urbano.

  • promuovere una politica della città concordata con gli abitanti. In particolare, gli abitanti parteciperanno all’elaborazione dei progetti di riqualificazione urbana del loro ambiente di vita.

  • arrivare a un modello di contratto unico per la città e la coesione urbana. Comprenderà complessivamente obiettivi di coesione sociale, di riqualificazione urbana e sviluppo economico.

Questo contratto unico consentirà di mobilitare l’insieme delle politiche pubbliche relative a istruzione, lavoro, giustizia, sicurezza, trasporti, salute, in modo da ristabilire il principio di eguaglianza della repubblica francese nei quartieri più bisognosi di una politica della città.

 

Antoine Mougenot - Delegato territoriale dell’ANRU Agenzia Nazionale per il Rinnovamento Urbano

 

Foto: Malpasse 2


Ti è piaciuto l'articolo?
Autore: Antoine Mougenot

TAGS: ecoquartieri, edilizia, pianificazione urbanistica, rigenerazione urbana

© 2024 - Assimpredil Ance - Credits - Privacy