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Una nuopva filiera green

Economia circolare 2016 numero 2

Il riutilizzo del frestao, opportunità per raggiungere i parametri UE di recupero materiali entro il 2020.

Una nuopva filiera green

L'obiettivo di recuperare entro il 2020 almeno il 70% in peso dei materiali non pericolosi derivanti da costruzione e demolizione, escluse le terre da scavo, fissato dalla Comunità Europea e condiviso anche dall’Italia (art. 181, comma 1, lettera b) del D.Lgs. 152/2006), offre un’importante occasione per il settore delle costruzioni: dar vita a una filiera green legata al recupero dei prodotti da demolizione.

Secondo i dati elaborati da ISPRA nel 2011, il volume dei materiali derivanti da costruzione e demolizione è pari al 35% di tutti i rifiuti prodotti in Italia: una quantità molto elevata, prodotta in maniera   diffusa sul territorio, non adeguatamente considerata nelle politiche industriali del nostro Paese. Se poi concentriamo l’analisi al solo fresato di asfalto, e cioè al materiale che deriva dalle operazioni di scarifica per la manutenzione del manto stradale, ogni anno in Italia ne vengono prodotte più di 10 milioni di tonnellate. Il recupero del fresato, però, è limitato a circa il 20% di tale quantità: in assoluto l’Italia è lo Stato europeo dove le pavimentazioni stradali di conglomerato bituminoso, costituito da una miscela di inerti e bitume, meno si recuperano. Ben diversa, invece, è la situazione in altri Paesi
della Comunità, dove il fresato, proprio per le sue caratteristiche intrinseche di materiale omogeneo, è classificato come sottoprodotto e non viene trattato come rifiuto.

Se vogliamo raggiungere entro il 2020 l’obiettivo UE, quindi, è indispensabile porre in essere azioni concrete, tenendo conto che il fresato è, tra i materiali del ciclo edilizio, quello più legato agli interventi che deve avviare la pubblica amministrazione, che ha il compito di realizzare e manutenere le nostre strade. La creazione di opportunità per il recupero del fresato porterebbe anche a una serie di effetti positivi indotti, per nulla trascurabili, quali la riduzione dell’importazione di petrolio, l’eliminazione del traffico prodotto dagli autocarri, la salvaguardia del paesaggio e del territorio, evitando l’apertura di nuove cave e il conseguente consumo di suolo: insomma, un importante risparmio per la Pubblica Amministrazione, per il territorio, per tutti i cittadini. Certamente il fresato è e sarà una parte significativa della nuova economia circolare delle costruzioni, in cui pubblico e privato sono chiamati a condividere un progetto concreto per il nostro Paese.
In questa direzione crediamo che la classe imprenditoriale debba impegnarsi a ricercare le migliori soluzioni per un reimpiego del fresato e, se necessario, valutare anche l’opportunità di adeguati  investimenti in tal senso: pensiamo, per esempio, alla possibilità di ottenere una miscela che consenta di impiegare almeno il 20% di fresato nella realizzazione dell’asfalto drenante.

Giorgio Mainini, Vice Presidente Opere Pubbliche, Assimpredil Ance


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Autore: Giorgio Mainini

TAGS: ambiente, costruzioni, economia circolare, edilzia, fresato, riutilizzo materiail

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