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Quella giornata della collera

La nostra storia 2017 numero 5

Così giusta e così garbata.

Quella giornata della collera

Claudio ha lasciato un vuoto, non solo qui in Camera di Commercio, ma in tutta Milano.

Un vuoto istituzionale, ma soprattutto personale. Con i suoi modi garbati, la sua intelligenza, il suo spirito arguto lasciava straordinariamente il segno sulle persone che lo incontravano.

Era un uomo pacato, ma questo non gli impediva di difendere in modo acceso e appassionato le istanze del mondo economico che rappresentava. Nel periodo in cui la crisi ha piegato l’intera economia, colpendo con più violenza il settore edile, Claudio con intelligenza ha organizzato una manifestazione che rimarrà impressa nella memoria di tutti: la “Giornata della collera”.

Piazza Affari, quel giorno, era ricoperta interamente di caschi gialli, un’immagine forte, simbolica, di chi è piegato, vessato, da una serie di mali e malfunzionamenti. Era deciso e determinato a portare avanti le istanze del suo mondo, le sue idee, ma questa determinazione non era mai aggressiva, perché si accompagnava ad un’attitudine pronta al dialogo, nel segno del rispetto reciproco. Era un uomo coraggioso e aveva la capacità di incoraggiare gli altri senza paternalismi.

Invitava sempre a tirare fuori idee, spunti e ragionamenti.

Claudio era un uomo leale. L’onestà e il rispetto delle regole erano la sua cifra, sia nel privato come uomo di impresa, che nel pubblico come rappresentante delle istituzioni. Non perdeva occasione di battersi per i suoi valori e non si è risparmiato nel portare avanti l’ultima coraggiosa battaglia condotta contro l’opacità di tante imprese.

L’ultimo suo appello all’assemblea dell’Ance del 22 settembre, nonostante la voce flebile e la stanchezza della sua condizione, resta un testamento per tutti. E questo coraggio e questo senso etico sono stati molto utili alla nostra città. Perché oltre al suo legame con l’impresa di famiglia, all’impegno verso tutte le imprese edili, aveva un grande amore per Milano.

Una città per cui si è speso molto e che oggi ha un debito di riconoscenza. Sapeva guardare oltre, sempre proiettato al futuro. Aveva lanciato l’idea in Camera di commercio di delineare la Milano che verrà “Milano 2030” che aveva uno slogan “il modo migliore per predire il futuro è inventarlo”. Le sue idee affrontavano il presente ma al tempo stesso abbracciavano il futuro.

Claudio era “un vero costruttore di visioni” : molti anni prima di Expo, ad esempio, ha avuto l’idea di rendere più attrattiva la città, per far si che arrivasse pronta al momento dei grandi riflettori internazionali, agli occhi del mondo, cioè Expo2015. Quando ci ha prospettato il progetto dei “Nei Cantieri dell’arte”, lui era avanti, ed è sempre stato così non poteva non convincerti. Univa il pragmatismo dell’imprenditore all’amore per il bello, per l’arte. Penso alla Triennale, allo straordinario lavoro di Claudio e ai grandi risultati ottenuti. A cominciare dal risanamento dei conti. E la Triennale oggi - grazie anche e soprattutto a lui - è una prestigiosa istituzione culturale di riferimento internazionale.

Ed è soprattutto merito suo se Milano è tornata ad essere al centro del palcoscenico mondiale del design con la 21esima Esposizione Internazionale “Design after design”, che lui ha fortemente voluto portare qui. Claudio era un uomo generoso e disponibile e tutti sentiremo la sua mancanza.

Ma nei momenti difficili Claudio continua a trasmetterci il suo coraggio. Aveva la passione del “fare bene”. Nonostante l’evidente sofferenza, l’ultima volta che l’ho visto era attento e presente a discutere i temi del programma istituzionale della Camera. Questo era Claudio. Claudio non ha mollato mai: l’unico modo per ricordarlo degnamente, a mio modo di vedere, è cercare di comportarsi nello stesso modo, nelle piccole e grandi cose che ci riguardano.  

Carlo Maria Sangalli, Presidente, Camera di Commercio di Milano

Gennaio 2017


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Autore: Carlo Sangalli

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