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Costruzioni e moneta unica: una pluralità di vantaggi

Moneta unica 2018 numero 12

Il settore delle costruzioni ha ampiamente beneficiato dell...

Costruzioni e moneta unica: una pluralità di vantaggi

Il settore delle costruzioni ha ampiamente beneficiato dell’appartenenza dell’Italia all’Unione Monetaria Europea. La ragione principale riguarda il cambiamento strutturale che abbiamo avuto nella dinamica dei tassi di interesse. L’architettura della moneta unica prevede, infatti, che la BCE operi per contenere l’inflazione a tassi annui inferiori ma vicini al 2%.

Si tratta di valori di gran lunga più bassi di quelli a cui eravamo abituati in Italia, con la conseguenza che anche i tassi di interesse sono da tempo su livelli molto contenuti. L’impatto positivo dell’appartenenza all’area monetaria unica è stato particolarmente rilevante per una serie di ragioni. Innanzitutto, le costruzioni sono tra i settori più esposti alle condizioni finanziarie e alla dinamica dei tassi di interesse perché hanno un elevato indebitamento, intrinseco nella stessa natura dell’attività edilizia, che si articola su un arco temporale pluriennale. I tassi di interesse si riflettono pertanto in misura considerevole sui conti aziendali.

L’incidenza degli oneri finanziari sul fatturato è attualmente pari a quasi quattro volte quella del complesso delle imprese italiane. Il settore ha già sofferto molto per la crisi economica, come evidente dai dati di produzione ma anche dalle sofferenze bancarie che, in rapporto agli impieghi, sono pari al doppio del totale dei settori (attualmente prossime al 30%).

Quale sarebbe stata però la portata della crisi con i tassi di interesse che sperimentavamo prima della adesione alla moneta unica? I tassi di interesse sono importanti per il settore edilizio anche perché le famiglie per comprare casa normalmente si indebitano, e tassi alti ostacolano sia il comparto della ristrutturazione (che oggi vale 50 mld l’anno di lavori) che delle abitazioni nuove (16 mld). Oggi il TAEG per un mutuo è pari al 2% circa e lo stimolo che proviene per la domanda di case è rilevante. Anche in questo caso è facile immaginare cosa sarebbe successo con tassi di interesse sui mutui che erano arrivati negli anni Ottanta anche al 20%.

I tassi di interesse sono importanti anche perché se non fossimo nell’area euro il costo del debito pubblico sarebbe molto più alto e sarebbe stato inevitabile aumentare la tassazione anche sugli immobili. Non a caso, in un momento di forte stress finanziario fu ripristinata l’IMU sulla prima casa. Non avremmo potuto espandere ulteriormente il deficit (e quindi l’indebitamento) a causa delle pressioni presenti sui mercati finanziari e della crisi del debito pubblico. La necessità di rinnovare ogni anno circa 400 miliardi di titoli ha imposto un’azione di aggiustamento dei conti pubblici senza precedenti.

Oggi il costo del debito per lo Stato è attorno ai 65 mld l’anno, con inflazione su valori molto contenuti e l’ombrello rappresentato dal programma di acquisti della BCE che negli ultimi anni ha stimolato l’economia acquistando notevoli quantità di titoli pubblici tanto che il 23% dei titoli pubblici italiani è attualmente nel portafoglio della Banca d’Italia e della Bce. È facile immaginare quanto sarebbe salito l’onere del debito con una inflazione elevata e senza il supporto della BCE.

L’euro, con i suoi tassi di interesse strutturalmente bassi, continuerà a essere un fattore di sostegno per il mercato delle costruzioni. La riunione della BCE tenutasi a Riga ha segnato una svolta epocale per la politica monetaria dell’Eurozona: entro la fine dell’anno, sarà chiuso il programma di acquisto titoli da 2,5 trilioni di euro, lanciato nel gennaio 2015, dopo un ulteriore ridimensionamento del volume mensile di intervento a 15 miliardi tra ottobre e dicembre.

La comunicazione di Draghi lascia alcuni margini di flessibilità, dal momento che riduzione e chiusura del programma restano condizionati alla conferma dell’andamento dell’inflazione nei prossimi mesi. Si apre pertanto una tendenza al rialzo dei tassi di interesse, che sarà comunque particolarmente graduale. È probabile che entro il 2019 verrà riportato a zero il tasso sulla deposit facility e che, di conseguenza, il tasso euribor non sarà più in territorio negativo.

L’integrazione europea aprirà poi sempre più i mercati facendo sì che le nostre imprese di costruzioni possano espandersi maggiormente all’estero, valorizzando le loro eccellenze. Il settore è stato tradizionalmente “chiuso” e focalizzato sul mercato interno, ma l’internazionalizzazione diventerà sempre più una strada da perseguire, sulla falsariga di quanto avvenuto per molti settori manifatturieri.  

 

Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo


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Autore: Gregorio De Felice

TAGS: costruzioni, euro, mercato europeo, moneta unica, Unione Europea

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