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Alla ricerca del cartello perduto

Crescere? 2016 numero 3

I numeri dicono che alle Camere di Commercio di...

Alla ricerca del cartello perduto

I numeri dicono che alle Camere di Commercio di Milano, di Monza e Brianza e di Lodi sono iscritte oltre 55.000 imprese con il codice Ateco dell’edilizia, di cui due terzi, pari a circa 37.000 appartengono al grande mondo dell’artigianato. Questi numeri comprendono svariate tipologie di imprese: le imprese che costruiscono edifici, quelle che realizzano strade, autostrade, ferrovie e altre infrastrutture, le imprese che svolgono la loro attività nell’impiantistica elettrica, idraulica, che  lavorano nel sottosuolo, che eseguono tinteggiature e rivestimenti, e quelle che posano vetri o infissi. Una miriade variegata di attività, che rappresenta il loro  core business e la loro attività prevalente.

Sembra logico ipotizzare che la stessa situazione, fatte le dovute proporzioni, si possa riscontrare non solo nel nostro territorio, ma anche in molte altre realtà  del nostro Paese. Altre interessanti statistiche le possiamo ricavare dalle banche dati regionali, relative in particolare alle cosiddette notifiche preliminari, che ci  dicono, con assoluta puntualità e affidabilità, quanti lavori edilizi vengono avviati sul nostro territorio. Questi dati, rapportati alle nostre tre province e relativi  all’anno 2015, evidenziano che gli interventi edilizi avviati sono stati oltre 8.000, di cui circa 6.300 nella sola provincia di Milano, poco meno di 1.400 nella provincia di Monza e Brianza e poche centinaia nel lodigiano. Di tutti questi interventi, se escludiamo gli interventi di realizzazione delle opere a scomputo oneri,  che si considerano, almeno a questi fini, come opere pubbliche, solo un decimo figurano come opere di nuova costruzione, con cantieri evidentemente ben visibili e rintracciabili nel tessuto urbano, e la gran parte, cioè poco più di 7.000, sono lavori di ristrutturazione, manutenzione straordinaria e manutenzione ordinaria:  una miriade di interventi che, andando in giro per le nostre citta non sembra proprio di percepire. A giudicare da queste cifre, infatti, le nostre citta, ogni singolo spazio urbano o abitato dovrebbe essere popolato da una quantità infinita di cartelli di cantiere, che rendono conto di quanto si stia effettuando sui singoli  immobili: tipologie di opere, durata dei lavori, soggetti che intervengono dalla progettazione alla realizzazione, progettisti incaricati, oltre naturalmente agli  estremi del provvedimento comunale di autorizzazione o alla dichiarazione asseverata del privato al Comune.

A guardarsi in giro, però, non e esattamente cosi: l’obbligo della esposizione del cartello di cantiere e uno degli obblighi che più viene disatteso dagli operatori. E cosi molti cantieri sfuggono ai controlli amministrativi: questo significa nessuna possibilità di controllo sulla regolarità dei lavori, sul rispetto delle norme di  sicurezza, sul rispetto della disciplina contrattuale dei lavoratori e dei connessi obblighi previdenziali e  assistenziali.

Tra l’altro, l’obbligo della esposizione del cartello, seppur dettagliatamente descritto nelle norme regolamentari dei Comuni, o perlomeno dei più avveduti, non e sostenuto da un adeguato sistema sanzionatorio: e se manca l’effetto deterrente, come si sa, certi obblighi restano ancora più inosservati.

Il Regolamento Edilizio del Comune di Milano, ad esempio, contiene una previsione dettagliata di questo obbligo, prevedendo che “Nei cantieri edili, dove siano in esecuzione gli interventi disciplinati dal presente Regolamento, deve essere affissa una tabella chiaramente leggibile dalla pubblica via (di dimensioni minime 0,75 x 1,50 m per interventi che interessano tutto un edificio o più edifici; di dimensioni minime 0,40 x 0,55 m per interventi che riguardino parti del singolo edificio)  con l’indicazione degli estremi dell’eventuale titolo edilizio abilitativo, del titolare degli stessi, del nome dell’impresa assuntrice dei lavori, del responsabile del  cantiere, del direttore dei lavori e del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione. La tabella e le scritte sono esenti dal pagamento di tasse e di diritti  comunali”. Ma la sanzione amministrativa connessa alla sua inosservanza e ben poca cosa: da un minimo di 25 a un massimo di 250 euro!

Come porre rimedio a tutto ciò? E come pensare che si possa arrivare a un monitoraggio continuo e costante degli interventi che vengono realizzati sul  territorio, che garantisca anche un controllo di tutti gli adempimenti posti in capo all’imprenditore? Assimpredil Ance, d’intesa con le organizzazioni sindacali di  categoria, ha predisposto e sta portando avanti un progetto forse ambizioso, ma sicuramente efficace.

C’è bisogno, prima di tutto, di modifiche normative e regolamentari utili al raggiungimento di un maggior grado di evidenza di tutti i cantieri avviati sul territorio, soprattutto al fine di poter effettuare i relativi controlli in ordine alla regolarità degli stessi quanto a osservanza della disciplina amministrativa, rispetto della  disciplina contrattuale e delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro. In particolare, le modifiche normative dovrebbero tendere, da un  lato, a rafforzare in modo significativo il valore economico delle sanzioni amministrative e, dall’altro, a un maggior dettaglio nella indicazione dei contenuti  obbligatori del cartello di cantiere, anche per uniformare i contenuti del cartello con quelli della notifica preliminare.

Ma soprattutto, riteniamo decisivo che il cartello di cantiere diventi una procedura gestita in connessione tra il Comune e gli Enti bilaterali del nostro sistema:  ogni operatore dovrà comunicare al CPT, anche in via telematica, tutti i dati richiesti dal Regolamento edilizio relativamente al contenuto del cartello. In esito a tale richiesta, il CPT attribuirà un codice identificativo del cantiere, in formato di codice QR o di codice alfanumerico, che dovrà essere apposto in modo indelebile sul cartello stesso e che dovrà essere portato a conoscenza del Comune, e quindi automaticamente degli organi di controllo, all’atto della comunicazione di inizio lavori (in caso di permesso di costruire) o in sede di presentazione del titolo edilizio (in caso di SCIA).

Un adempimento ulteriore per le imprese? No, se regolamenti e modulistica comunale recepiranno questa procedura e se i nostri Enti bilaterali si doteranno di  una piattaforma informatica in grado di ricevere, elaborare e gestire questi dati, in connessione con lo svolgimento dell’attività ispettiva e di controllo sul  territorio svolta dalle Autorità preposte e dalla Cassa edile.

Non serve molto. Ma pensiamo che questo sia l’unico modo per rrivare a una più incisiva attività di controllo e di vigilanza sulle attività edilizie avviate ed una più  efficace attività di monitoraggio.

Andrea Lavorato, Vice Direttore, Assimpredil Ance


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Autore: Andrea Lavorato

TAGS: , ANCE, area metropolitana, costruzioni, edilizia, Milano

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