Milano 2019 numero 17

La Milano che guarda avanti

Dal Presidente

Un fermento generale attraversa la città

La Milano che guarda avanti

 

UN FERMENTO GENERALE ATTRAVERSA LA CITTÀ E SI RIVERBERA SUL TERRITORIO

QUESTA È L’IMMAGINE CHE ABBIAMO COSTRUITO E CHE VOGLIAMO VEDER CRESCERE!   

 

Ora però c’è la vera scommessa da giocare, quella di assicurare uno sviluppo in grado di durare nel tempo, di ricreare humus ambientale che ci assicuri un futuro con condizioni migliori di quelle che abbiamo trovato, di declinare a tutti i livelli la nostra responsabilità verso le generazioni future. Dobbiamo imparare a coniugare gli obiettivi di consolidamento, crescita, resilienza con gli eventi imprevisti e improvvisi. E lo dobbiamo fare cambiando radicalmente i paradigmi consolidati, inventando nuovi schemi. È indispensabile farlo in fretta perché il modello che oggi ci appare vincente in realtà nasconde molteplici e irrisolte criticità che non sono più sostenibili.  

In un contesto territoriale, in una città in cima alle classifiche per capacità attrattiva occorre ribadire che le cose non avvengono per caso: Milano è grande perché in questi anni imprenditori come noi, hanno avuto il coraggio di scommettere sul suo futuro, perché con tenacia abbiamo percorso lunghe e mai finite procedure urbanistiche ed edilizie, perché abbiamo costruito alleanze e dato un’immagine di economia dinamica e operosa. Perché Noi, abbiamo lavorato per affermare principi di correttezza, regolarità, impegno, formazione, sicurezza. Lo abbiamo fatto come Associazione, come Parte Sociale e lo abbiamo fatto insieme alla nostra bilateralità, diventando un pilastro su cui regge quella parte di deep state che tira avanti il Paese.  

Con le Istituzioni c’è sempre stata ampia disponibilità al confronto, ma ogni risultato positivo per l’attività imprenditoriale è stato raggiunto con enorme fatica e remando controcorrente.
Dalla campagna SBLOCCANTIERI, che ha mobilitato migliaia di imprese e cittadini con le segnalazioni dei cantieri fermi e bloccati, abbiamo ottenuto che finalmente, dopo anni, il tema degli investimenti, delle opere pubbliche, dei tempi e delle procedure, è diventato una priorità del Paese.
Dalla recente campagna BLOCCADEGRADO, che è ancora in corso, ci aspettiamo che finalmente si comprenda che rigenerazione urbana e riqualificazione del territorio possono avvenire solo a fronte di nuove regole, ancora da scrivere, a livello nazionale e regionale, a livello provinciale e comunale con i PTCP, i PGT e i Regolamenti Edilizi.

E allora vogliamo fissare alcune priorità e rilanciare proposte concrete e fattibili, dando un tempo a chi dovrà rispondere e agire.   

LA PRIMA AREA È QUELLA DELLA SEMPLIFICAZIONE

La giungla normativa genera burocrazia e oneri amministrativi che gravano sia in termini di giornate uomo perse dal personale aziendale, che sui costi esterni di consulenza. Da anni chiediamo una semplificazione reale ma i risultati ancora non ci sono: continueremo a collaborare e presidiare i numerosi tavoli con il Governo, con la Regione Lombardia e con i Comuni, consapevoli che solo insieme si può cambiare.

LA SECONDA AREA È QUELLA DELLA DISCREZIONALITÀ E RESPONSABILITÀ

Nell’ingarbugliato quadro normativo è difficile per tutti operare. La discrezionalità è L’obiettivo nobile di crescita e innovazione della PA , ma non lo è se viene usata come protezione e strumento di deresponsabilizzazione. La nostra proposta è che sia indispensabile addivenire ad un sistema di norme e procedure che non spingano la PA a fuggire dalle proprie responsabilità. È prioritario riconfigurare il perimetro del reato di abuso d’ufficio in modo che non possa essere più conveniente il “non fare” piuttosto che il fare. Occorre agire anche sul terreno del danno erariale, con una diversa configurazione dei poteri della corte dei conti. Ogni impresa, ogni professionista, tutela i suoi amministratori, manager, tecnici da errori nella gestione dell’attività con adeguate coperture assicurative. Non si capisce perché lo Stato non faccia lo stesso verso il suo valore più grande, quello degli uomini e delle donne che ogni giorno fanno funzionare la cosa pubblica. La risposta a questa mancanza non può essere la deresponsabilizzazione da parte dei dirigenti della PA lasciati soli di fronte ad indagini della Procura.

LA TERZA AREA È QUELLA DEI PROCESSI AUTORIZZATIVI E DEI RELATIVI TEMPI

Da anni denunciamo l’insostenibilità di un sistema amministrativo che non garantisce chiarezza delle procedure e dei tempi di risposta. Il Comune di Milano ha raccolto, nel 2018, 80 milioni di euro di oneri di urbanizzazione e stima nel 2019 di ricevere oltre 100 milioni di euro, e i valori sono in netta crescita. Dove vanno questi soldi? Noi pretendiamo che parte di tali ricavi siano reinvestiti nel settore che li ha generati:

  • potenziamento delle risorse umane e delle competenze dello Sportello Unico Edilizia. Personale aggiuntivo e qualificato, premi legati alla produttività, risorse per formazione e aggiornamento;
  • digitalizzazione. Abbiamo lavorato con il Tavolo C’è Milano da fare, per un ottimo impianto di tutte le procedure in termini di flussi e di tempi, doveva essere la base per il progetto di digitalizzazione che non si capisce perché sia totalmente fermo!

 Ma proponiamo anche:

  • uno sconto sugli oneri di urbanizzazione per titoli abilitativi e autorizzazioni rilasciati oltre i termini massimi previsti dalla legge;
  • una piena disponibilità a collaborare per implementare il progetto del Comune di Milano per acquisire tecnici aggiuntivi da destinare alla riduzione dei tempi di rilascio delle visure e atti di fabbrica ma anche per definire l’autocertificazione ove possibile;
  • la revisione delle procedure per la restituzione delle fidejussioni prestate per le pratiche di efficienza energetica e scomputo oneri, risolvendo i ritardi di mesi nelle pratiche di restituzione rispetto alla chiusura degli adempimenti per cui erano state richieste.

LA QUARTA AREA È RELATIVA AI COSTI

Sappiamo tutti che è prassi usare le imprese come banca e i ritardati pagamenti della PA alle imprese sono un problema ancora non risolto. Ma è insopportabile la strumentale abitudine ad usare la burocrazia come leva per fare cassa e per scaricare sulle imprese costi che la PA non vuole sostenere, anche se la Costituzione tutela l’iniziativa economica privata.

LA QUINTA AREA È QUELLA DELLA BUROCRAZIA LEGATA AL PRELIEVO FISCALE

La fiscalità immobiliare, se orientata all’ambiente e allo sviluppo sostenibile, potrebbe diventare uno strumento fondamentale per il Paese, funzionale alla realizzazione dell’interesse pubblico. La leva fiscale, infatti, può essere volano per la rigenerazione urbana se volta a favorire la sostituzione edilizia agevolando gli interventi di demolizione e ricostruzione e le operazioni di permuta del vecchio con il nuovo, se finalizzata a massimizzare la capacità addizionale degli incentivi fiscali le cui potenzialità in termini di riqualificazione energetica e sismica sono state ridotte, sino ad oggi, dalla logica dei rinnovi periodici che li ha considerati esclusivamente in termini di “costo”. Sotto il profilo della fiscalità locale rileviamo comportamenti non omogenei nella determinazione del valore IMU delle aree edificabili o in corso di edificazione, soprattutto a fronte della rilevanza che sul tema assume il sistema della perequazione. È necessario stabilire in modo univoco la base imponibile su cui calcolare l’IMU di un terreno edificabile, la nostra proposta al legislatore è di prendere come riferimento l’ultimo prezzo di compravendita dell’area, escludendo il valore generato dai diritti edificatori perequati che sono un mero costo.

LA SESTA AREA ATTIENE AL TEMA: SOSTENIBILITÀ, ECONOMIA CIRCOLARE, GREEN ECONOMY COME FRONTIERE E TERRENO DI SVILUPPO DI UN DIVERSO MODELLO DELLE COSTRUZIONI PER IL FUTURO DEL PAESE

Il settore delle costruzioni è una delle leve più forti per ridisegnare un futuro green nelle nostre città, per riqualificare il territorio dal degrado e per metterlo in sicurezza, per progettare e costruire un percorso di economia circolare che coinvolga e attraversi tutte le filiere connesse al territorio in cui viviamo e lavoriamo.

È il ciclo dell’edilizia, la sua catena del valore, che trascina il recupero e la bonifica dei terreni, che sviluppa prodotti innovativi in grado di creare domanda per materiali sostenibili, che riduce i consumi e la produzione di CO2 migliorando la qualità dell’aria e il fabbisogno energetico, che disegna un futuro diverso nei cambiamenti climatici. L’industria delle costruzioni sta lavorando e investendo per consolidare un cambiamento profondo del settore. Il “rinascimento” milanese porterà alla città parchi e verde pubblico di qualità, finanziato e reso possibile grazie alle risorse che arriveranno con gli oneri di urbanizzazione a scomputo. Non c’è intervento di rigenerazione, e non solo a Milano, che non miri a migliorare il contesto dando valore e tangibilità al principio di sostenibilità.

Noi ci crediamo! Questo è il futuro del nostro lavoro e del nostro settore.

Ma c’è veramente una strategia del nostro Paese in questa direzione? Lo Stato italiano deve celermente emanare gli indispensabili “aggiornamenti” degli strumenti normativi ambientali riguardanti il riutilizzo dei rifiuti e dei materiali.

Anche a livello regionale, comunale nonché nelle società partecipate che gestiscono servizi per le utenze pubbliche si rendono indispensabili gli aggiornamenti:

  • dei prezziari regionali (affinché considerino i nuovi materiali riciclati);
  • dei capitolati di appalto (perché vi sono ancora alcune società che vietano contrattualmente l’utilizzo di aggregati riciclati obbligando all’utilizzo di materiali naturali di cava).

Altri provvedimenti ministeriali che sicuramente potranno favorire la transizione da un modello economico lineare a un modello economico circolare, sono i seguenti:

  • la stesura dei nuovi CAM Strade, ma che siano economicamente sostenibili, e l’aggiornamento dei CAM Edilizia, considerando i contributi sia del mondo industriale produttivo sia del mondo dell’edilizia;
  • riconoscere in capo a Regioni o Province, la facoltà di intervenire in tutti i procedimenti autorizzativi ambientali per superare le fasi di stallo della legislazione nazionale ed europea, dotandole, per le necessità, di adeguate risorse!

Un altro tema ambientale molto importante da regolamentare in forma compiuta e sistematica è quello delle bonifiche. Nei processi autorizzativi continua il rimpallo di responsabilità e competenze fra Comune, Città Metropolitana e Arpa in merito ai procedimenti di bonifica. Alcune aperture arrivano da Regione Lombardia e da qualche Comune, a cominciare dal Comune di Monza che ha consentito lo scomputo dei costi di bonifica, considerando tale attività come un servizio alla collettività. E pur in presenza di una molteplicità di competenze bisogna adottare procedure che riducano i tempi, come attualmente si opera in regime di bonifiche semplificate: ovvero analisi, proposta di piano di caratterizzazione, esecuzione della bonifica in autocertificazione.

Paradossale, poi, è la scelta del Comune di Milano che nei lavori pubblici scarica sulle imprese lo smaltimento dei materiali, anche a fronte di analisi che ne comprovano il riutilizzo e alla possibilità che tali materiali siano riciclabili. Materiali dichiarati in tabella A o B vengono portati in discarica ed al loro posto vengono impiegati materiali vergini provenienti da cave, con conseguente impoverimento e sfruttamento delle risorse naturali, finite per loro stessa definizione! Un comportamento non solo incoerente con gli obiettivi di recupero ma anche insostenibile economicamente. Il riconoscimento negli appalti pubblici dei costi di recupero o smaltimento così come, tra l’altro, previsto dal prezzario regionale è questione da affrontare e risolvere.

C’è poi un tema che riguarda gli impianti, ovvero le infrastrutture che reggono i processi di recupero dei materiali, le amministrazioni comunali non possono continuare a ignorare l’esigenza di semplificazione delle procedure e devono farsi carico presso la Città Metropolitana affinché vengano rilasciate le autorizzazioni ai siti di conferimento dei materiali di risulta in tempi ragionevoli e non in anni come avviene oggi. Questa situazione, in un territorio che vedrà molti cantieri aperti, è destinata a far esplodere un problema di sicurezza ambientale: oggi i siti di conferimento sono saturi e non sono più in grado di ricevere materiali ed i prezzi sono schizzati alle stelle. Per questo proponiamo la creazione di protocolli condivisi fra gli Enti che chiariscano sfere di responsabilità specifiche, modalità di interlocuzione standardizzate con gli operatori e tempistiche certe.

LA SETTIMA AREA È QUELLA LEGATA AI CONTRATTI E ALLA SITUAZIONE DI SQUILIBRIO TRA COMPONENTI DELLA FILIERA CHE SI SCARICA SULLE IMPRESE EDILI

È un problema che tocca sia il mercato pubblico che quello privato. I committenti privati e le stazioni appaltanti pubbliche in passato, nel determinare i costi dell’appalto, hanno fatto ricadere sull’appaltatore ogni possibile onere, riducendo i margini di profitto ad un livello ricorrentemente inferiore ai costi. Non è corretto, non giova a nessuno, certamente non alla qualità dei lavori, e purtroppo dobbiamo fare un mea culpa perché in questo gioco al massacro anche noi siamo della partita. Basta allora con gli oneri di sicurezza pari a zero, con i costi di discarica a carico dell’appaltatore e che quando sono corrisposti hanno prezzi inaccettabili. In questa logica di erosione del profitto delle imprese, si sta muovendo, purtroppo, anche la Regione Lombardia a cui è affidata la determinazione del nuovo Prezzario delle opere pubbliche. Il criterio guida non dovrebbe essere quello di far risparmiare la pubblica amministrazione, ma quello di individuare valori condivisi, sulla base di serie analisi prezzi, che siano remunerativi per le aziende, che potranno così seriamente decidere quale offerta praticare per l’appalto. E non si può sottacere come attraverso gli accordi quadro le stazioni appaltanti lascino l’aggiudicatario in una situazione di totale incertezza. L’Accordo quadro deve ritornare nel perimetro di applicazione per cui è stato pensato dal legislatore.

Se questo è il quadro del mercato pubblico non è certo meglio il mercato privato. Nel mercato privato si opera prevalentemente, in Italia, con contratti a corpo, ma a livello internazionale da anni si sono affermate nuove formule contrattuali come gli open book. Tradurre nel contesto di leggi e prassi italiane uno strumento nato in Paesi basati sul diritto anglosassone non sempre è automatico e fattibile. Sulla spinta della necessità di studiare una formula contrattuale open book adattabile alla nostra tradizione giuridica civil law è nato il progetto che Assimpredil Ance ha commissionato all’Università Statale di Milano, Centro di Construction Law (costituito da UniMi- Politecnico e Università di Brescia).   

LA OTTAVA AREA DI ATTENZIONE RIGUARDA IL TEMA DELLA LEGALITÀ, CHE NOI VEDIAMO COME UN PILASTRO SU CUI SI PUÒ RITORNARE A CRESCERE IN UN CONTESTO CHE SOSTIENE LA PARTE SANA DEL SETTORE

Ancora oggi si parla di riduzione del cuneo fiscale che ci vede concordi, ma questo non deve far dimenticare che il costo del lavoro continua a rappresentare per le nostre imprese un fardello enorme che limita la concorrenza e molto spesso la crescita e lo sviluppo. Il costo orario di un operaio edile è generalmente superiore a quello di un operaio metalmeccanico o dei servizi. Studi e analisi ci confermano questo dato ma dobbiamo dirci che siamo a questo punto per una serie di questioni legate a fattori storici mai risolti tra cui la rilevante differenza da un lato degli oneri previdenziali e assicurativi e dall’altro delle condizioni contrattuali applicate agli addetti che operano nei cantieri. Quali sono gli effetti ? Un dumping contrattuale e salariale che va contrastato da parte di tutti i soggetti coinvolti: imprese, sindacati e Istituzioni pubbliche. Perché le irregolarità penalizzano le imprese che operano nel pieno rispetto dei contratti e della legalità.

Quest’anno la Cassa Edile di Milano, Lodi, Monza e Brianza compie 100 anni, un traguardo fatto di impegno, di evoluzione, di continua attenzione ai lavoratori e alle imprese. La bilateralità è un valore distintivo e che riconosce dignità al nostro settore, di cui siamo fermamente orgogliosi e che riteniamo imprescindibile per continuare a operare. La nostra proposta di istituire un Cartello di cantiere digitale, uno strumento per facilitare i controlli da parte dei soggetti competenti e per far emergere quella parte di lavoro che non si riesce a tracciare con i sistemi vigenti, presentato 3 anni fa sta prendendo forma e auspichiamo che nella revisione del Regolamento edilizio del Comune di Milano trovi piena attuazione. Siamo partiti sperimentalmente dalla città di Milano ma è nostra intenzione farne una modalità diffusa in tutti i Comuni.

Ribadiamo, inoltre, il valore della collaborazione che le Amministrazioni Comunali possono avere dalla più concreta connessione con la nostra Cassa Edile per attuare quello scambio di dati e informazioni necessarie alle verifiche e ai controlli sia per il lavori pubblici che per quelli privati. Mi riferisco anche alla proposta di un Contratto di cantiere che serva per una più omogenea tutela della sicurezza del lavoro e per un controllo sulla qualità della formazione, obiettivo che rimane centrale per garantire sempre crescenti livelli di correttezza nei nostri cantieri. Legalità e sicurezza del lavoro sono fattori strettamente legati e la nostra attenzione è sempre alta ma è una battaglia che vogliamo combattere insieme a tutti i soggetti che hanno ruoli e competenze in materia: le Prefetture, gli Organi di Vigilanza e Controllo, le altre Associazioni che con noi compongono la filiera delle costruzioni.

LA NONA AREA DI ATTENZIONE È QUELLA LEGATA AL TEMA DEGLI INVESTIMENTI PUBBLICI, ALLA PRIORITÀ PER IL PAESE DI SBLOCCARE IL MERCATO E ATTIVARE LA DOMANDA INTERNA

Abbiamo fatto una durissima battaglia di denuncia della situazione di blocco dei cantieri e di paralisi degli interventi, anche i più urgenti, sul territorio e sulle infrastrutture. Ne è derivato il terzo intervento correttivo sul Codice, il decreto che porta il nome della nostra Campagna sblocca- cantieri, un passo avanti ma non risolutivo. In questo quadro, la soluzione proposta per avere leggi più rispondenti al mondo produttivo è quella di tornare a dare rilevanza alla rappresentanza dei corpi intermedi, capaci, attraverso il confronto di coniugare le visioni della politica con interessi molteplici e diffusi, sfruttando il contributo che “dal basso” può e deve essere offerto. Ance ha preso una posizione chiara e netta in merito al Progetto Italia, io ribadisco che questo intervento ha molte criticità. Per le PMI Italiane è una incognita che mette in ginocchio proprio quelle medie imprese che avrebbero invece bisogno di un progetto Paese di rilancio e di sostegno che non c’è e di cui non si vedono scenari positivi.

 LA DECIMA AREA DI ATTENZIONE È QUELLA DELL’INNOVAZIONE E DELLA TRASFORMAZIONI NELLA FILIERA DELLE COSTRUZIONI

Oggi tutto il mercato è in ebollizione, la digitalizzazione irrompe nei processi e porta un cambio di passo nelle relazioni di filiera. Ma non è solo il BIM, il cantiere 4.0 è una realtà sempre più diffusa sostenuta da sensoristica, robotizzazione, tecniche predittive, industrializzazione off site e on site. La nostra proposta per le generazioni future, mira al loro riavvicinamento al nostro mestiere che richiede nuove competenze e professioni. Richiede un percorso culturale, ma anche di comunicazione e accompagnamento verso quella visione del domani che oggi stiamo costruendo. Serve un progetto Paese di innovazione nelle costruzioni, un piano edilizia 4.0 che ricostruisca una filiera in cui trovino spazio più ampie connessioni tra le varie componenti con misure di sostegno e strumenti specifici. Proprio dal cantiere 4.0 può prendere forma l’obiettivo annunciato dal Governo di una New Deal green in cui ambiente e innovazione possono trovare un ampio terreno di sviluppo.

CONCLUSIONI

Chiudo la mia relazione riparlando di città, dei luoghi per eccellenza della competizione globale, dove si concentrano i maggiori fenomeni demografici e la domanda di sociale. Le città, ed in particolare Milano e la sua area Metropolitana, stanno vivendo una occasione unica, quello che tutti chiamano rinascimento. Non dobbiamo mai dimenticare che la forza di questo territorio è legata alla sua storia di operosità e di capacità di integrazione e attenzione ai più deboli. “Milano con il cuore in una mano ed il piccone nell’altra” è una realtà che ha fondamento nel riconoscimento del diritto alla dignità del lavoro, ma lavoro è impresa! Leggi e burocrazia che ci zavorrano , concorrenza distorta, un sistema del credito che non ci aiuta, limiti e barriere culturali della filiera al cambiamento non generano certo un contesto facile in cui fare impresa. Siamo, comunque, una categoria che sa risalire sulla barca che si rovescia e la nostra resilienza è la qualità di chi non perde mai la speranza e continua a lottare.  

Marco Dettori, Presidente, Assimpredil Ance

Ottobre 2019


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Autore: Marco Dettori

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