Rigenerare le città 2017 numero 8

Brown field green choise

Dal Presidente

Le città siamo noi

Brown field green choise

Il mondo delle costruzioni negli ultimi 15 anni si è orientato progressivamente a valutare con maggiore attenzione il tema dell’ambiente. Molti degli opinion leader che normalmente prevedono tendenze, raccolgono dati, propongono scenari, hanno via via delineato e descritto un mondo in camobiamento, nel quale una maggiore sensibilità delle persone spostava il proprio interesse progressivamente su quanto fosse maggiormente rispettoso dell’ambiente rispetto al passato, sia nell’ambito delle abitudini quotidiane (come la raccolta differenziata, per esempio), riguardo al tema dei consumi e delle performance energetiche del costruito.

Questa progressiva onda di cambiamento in Italia è stata agevolata da almeno tre fattori chiave: una effettiva maggiore disponibilità delle persone al rispetto per l’ambiente e una ritrovata consapevolezza che le abitudini sbagliate avrebbero nel tempo costituito un punto di non ritorno; una esasperata ricerca della filiera edilizia di proporre materiali, accorgimenti, impianti e sofisticazioni delle singole componenti del prodotto casa sempre più orientate al risparmio energetico, unita a una decisa politica incentivante sul piano della fiscalità delle persone; la crisi economica, che ha spinto nell’ultimo decennio coloro che detenevano proprietà immobiliari e producevano redditi a investire per l’obiettivo del futuro risparmio.

Le manutenzioni straordinarie, legate all’ormai strutturale incentivo sulle ristrutturazioni e sul risparmio energetico, hanno quindi rappresentato, in tempi di “magra” per il settore delle costruzioni, un’isola felice che, come ci ricorda da sempre l’attento Bellicini del CRESME, ha caratterizzato la sopravvivenza delle PMI da morte certa. E i ritmi di crescita delle manutenzioni straordinarie non sembrano decrescere. La pur consolante considerazione sulla manutenzione straordinaria non elimina uno stallo nell’incremento della domanda interna, che si attiva, come noto, con la ripartenza dei grandi cantieri di infrastrutture e di appalti che ancora facciamo fatica a vedere all’orizzonte, sebbene alcuni timidi segnali di ripresa comincino a brillare nelle tenebre.  

POI CI SONO LE CITTÀ. Siano Esse capoluoghi di regione, capoluoghi di provincia, Città Metropolitane o borghi storici da recuperare, siamo tutti consapevoli che, sdoganato il disegno di legge alla Camera dei Deputati sulla riduzione del consumo di suolo, questi saranno gli ambienti sui quali creare opportunità, business, valore. La trasformazione del brown field è alle porte e, con essa, la responsabilità del legislatore di affiancare all’ultimo provvedimento della cosiddetta Scia 2 una disamina dei casi patologici da eradicare qualora compromettano un utilizzo fluido e rapido dalla programmazione all’avvio dei lavori.

Ma, mentre sul piano urbanistico edilizio le cose evolvono anche con una certa rapidità (anche il regolamento edilizio unico è in dirittura di arrivo), in questa analisi alcune delle chiavi fondamentali stanno nelle mani del Ministero dell’Ambiente, delle Commissioni di Camera e Senato e degli enti di normazione competenti sul tema, compresi quelli partecipati dal nostro sistema, che hanno la responsabilità di comporre un quadro specialistico sul metodo del recupero e della trasformazione del territorio dove le scelte abbiano effettivamente a cuore il risultato del bilancio ambientale a beneficio della collettività. In altri termini, è responsabilità sempre più crescente di costoro comporre norme, circolari o regolamenti che, nel dare un colpo di spugna a un mare di inutili orpelli bizantini che oggi si attorcigliano intorno all’attività di impresa, diluendo nel tempo l’obiettivo per il quale le stesse norme sono state emanate, restituiscano metodi, procedure e risultati che, nell’obbiettivo irrinunciabile del miglioramento ambientale, consentano di lavorare nella normalità e di produrre valore associato alla salubrità dei luoghi e al benessere e alla salute dei cittadini.

Abbandonare la tentazione di produrre regole barocche non è però un esercizio così semplice. E, quindi, nel mondo dell’impresa, delle costruzioni, c’è sempre chi si avvantaggia, essendo abituato e by-passarle per massimizzare la propria utilità. In queste fitte reti alle volte la criminalità organizzata fa filotto. Questa consapevolezza deve diventare un comandamento di chi traccia il percorso, di chi compone la norma. 

GLI OPERATORI SANI hanno bisogno che questa consapevolezza diventi un metodo con il quale confrontarsi sul lavoro e sull’obiettivo. Le stesse imprese di costruzioni rivendicano il ruolo proprio che a loro appartiene di diritto sulla trasformazione delle città, sulla loro rigenerazione. Ecco, le due parole magiche: rigenerazione urbana Quanti convegni, quanti dibattiti, nei quali questo concetto riecheggia, quasi un anelito per il futuro! 

MA NELLA RIGENERAZIONE urbana oggi si celano aspetti critici che occorre smarcare in via definitiva. L’ambiente, l’economia circolare, sono concetti o priorità? Abbiamo ridotto il consumo di suolo (in Lombardia siamo i primi della classe rispetto al resto del Paese). Ma abbiamo idea di quanto fresato produciamo per rifare l’asfalto delle nostre strade? Oggi il fresato è un rifiuto che, opportunamente trattato, potrebbe essere riutilizzato al 90%.

Ma esiste davvero l’economia circolare? O dobbiamo essere accusati, come categoria, di cavare sistematicamente nuove risorse naturali, conferendo a pagamento (a caro prezzo) il prezioso rifiuto a soggetti che spediscono alle volte il materiale oltre confine dove poi viene abitualmente riutilizzato? I cittadini hanno diritto di chiedere un adeguato corrispettivo delle concessioni autostradali senza che ci sia il piagnisteo dei concessionari sulle ingenti spese di smaltimento del fresato? Pensate quali risparmi nelle movimentazioni, nei mezzi pesanti, nei trasporti, oltre alla attivazione di un nuovo mercato, di nuove aziende, di nuovi prodotti. 

I RIPORTI NON INQUINATI sono la base sulla quale sono costruite le nostre città. Sono una matrice storica! Abbiamo avuto ben due guerre mondiali. Abbiamo inventato norme sorrette da regole degli enti di normazione che generano la potenziale contaminazione in laboratorio durante le prove. Ed ecco che la matrice storica, sulla quale tutti noi camminiamo ogni giorno, del tutto inerte e non inquinata, improvvisamente diventa un rifiuto da rimuovere, da gestire. Camion che vanno e vengono, discariche abusive, gestione disinvolta di formulari da parte di soggetti non particolarmente raccomandabili. E ancora mezzi pesanti in città, traffico in tilt, PM10 alle stelle, bilancio ambientale devastante. Ma siamo consapevoli? 

DA OPERATORI POTREMMO non lamentarci: le nostre imprese scavano, movimentano, spostano, fatturano; …in tempi amministrativi gestiti con tempi biblici rispetto ai tempi di lavorazione e alle necessità del processo di trasformazione della città, ma è un dettaglio. Da cittadino non comprendo lo sforzo, e penso che le risorse debbano essere utilizzate dove servono. Bonifichiamo il necessario. Il superfluo, per favore, non lo facciamo diventare per forza necessario. Solo un paio di esempi, quelli appena citati, eclatanti per il nostro territorio. Davvero, potremmo scendere nei dettagli, e stupire i lettori. Ma non c’è tempo, dobbiamo anche lavorare. In questo quadro, che è oggi la nostra farina. Scommettiamo su un Ministero dell’Ambiente responsabile, su Commissioni che siano attente al bilancio ambientale complessivo, a enti di normazione che abbandonino la logica stretta del laboratorio e siano vicini ai cittadini e alle imprese in modo concreto e reale. Restituiamo alla città la facoltà di continuare a vivere e a rinnovarsi su se stessa senza inutili superfetazioni amministrative e normative. Perché lavorare sul BROWN FIELD sia la vera GREEN CHOICE di un territorio.   

Marco Dettori, Presidente, Assimpredil Ance

Settembre 2017


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Autore: Marco Dettori

TAGS: codice appalti, Dettori, lavori pubblici, politiche industriali, rigenerazione urbana

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