Territorio

Standard urbanistici: l'evoluzione corre sul filo

Moneta unica 2018 numero 12

Quando nel 1968 il legislatore urbanistico, sulla base di una...

Standard urbanistici: l'evoluzione corre sul filo

Quando nel 1968 il legislatore urbanistico, sulla base di una specifica previsione della c.d. legge ponte, mise a punto quel famigerato decreto ministeriale 1444 di appena dieci articoli, con la previsione che trattandosi di prima applicazione sarebbero intervenuti altri decreti sul punto, nessuno avrebbe pensato che sarebbero passati 50 anni senza che quel provvedimento sarebbe mai stato messo in discussione. E si era trattato, tra l’altro, di un parto legislativo difficile, delicato, che aveva visto, grazie anche alla sensibilità del Ministro dei lavori pubblici dell’epoca, la compartecipazione e la condivisione di tanti interlocutori tecnici, compreso un approfondito confronto con i costruttori.

Nel frattempo è cambiato il mondo, sicuramente quello dell’edilizia e dell’urbanistica di mezzo secolo fa: alla espansione è succeduta la rigenerazione, all’idea prioritaria di costruire le città per gli abitanti adeguatamente corredate di spazi pubblici è subentrato lo slogan del consumo di suolo zero, declinato in modi diversi nelle Regioni che già hanno disposto al riguardo, e solo affrontato dal legislatore nazionale, che non è mai arrivato, però, a conclusione.

Oggi quel decreto è ancora lì a far parlare di sé e a condizionare la legislazione locale, gli strumenti di pianificazione, e a catalizzare l’attenzione della giustizia amministrativa.

Forse è arrivato il tempo di passare oltre. Lo ha fatto qualche Regione, la Lombardia e l’Emilia Romagna in primis. E sulla scorta di questi lungimiranti tentativi anche il nostro sistema associativo vuole riflettere su come superare quel disposto normativo ormai anacronistico e proporre a livello nazionale una declinazione diversa e più attuale del principio, mai messo in discussione, dell’obbligo per l’operatore che insedia sul territorio nuovi carichi urbanistici di realizzare adeguate opere per la collettività.

Il criterio che dovrebbe guidare questa auspicata revisione, e che già i citati legislatori regionali hanno adottato, è certamente quello di sostituire la declinazione quantitativa dello standard con una declinazione qualitativo-prestazionale. Significa partire dalle criticità rilevate (la sopravvenuta difficoltà di reperire aree a standard in ambiti urbani; il netto contrasto del criterio quantitativo metri quadri/abitante con il principio della riduzione del consumo di suolo; la difficoltà del rispetto dei limiti di densità edilizia, altezza e distanza fra edifici negli interventi di riqualificazione urbana) per far propria la consapevolezza che il governo della città pubblica necessita oggi di un approccio più complessivo che riguarda non solo il profilo urbanistico, ma anche e soprattutto gli aspetti economici e sociali.

Passare dallo standard al welfare significa partire dalla individuazione dei bisogni della collettività e del patrimonio pubblico disponibile quanto a aree, immobili e servizi, per favorirne la riqualificazione e l’ammodernamento; ove siano necessari nuovi standard ma ne sia difficile il reperimento, garantire i collegamenti e la mobilità con gli ambiti urbani più prossimi in cui si trovano gli standard assenti nella zona di riferimento; prevedere come residuale la necessità del reperimento di nuovi standard urbanistici nei casi in cui la densificazione superi un certo limite massimo. Il tutto risolvendo anche il nodo dell’edilizia residenziale sociale che, dal 2007, è ormai ricompresa far gli standard urbanistici in aggiunta alle necessità già evidenziate dal DM 1444. Riusciremo in questa ardua battaglia? Il compito è delicato, le forze che tirano per la conservazione sono energiche. Il legislatore non sembra avere le sensibilità che servono. Ma il mercato del nostro settore si è già scontrato con queste criticità, e aspetta soluzioni adeguate per sopravvivere al domani.

 

Carlo Rusconi, Vice Presidente Edilizia e Territorio, Assimpredil Ance

Giugno 2018


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Autore: Carlo Rusconi

TAGS: diritti edificatori, edilizia, rigenerazione urbana, sviluppo immobiliare, territorio, urbanistica

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