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Palazzina di inizio secolo XX, Milano

RecuperaMI 2013 numero 35

La costruzione dell’edificio risale alla fine degli anni Venti; situato in una zona centrale di Milano...

Palazzina di inizio secolo XX, Milano

La costruzione dell’edificio risale alla fine degli anni Venti; situato in una zona centrale di Milano caratterizzata da un sottosuolo di interesse archeologico, può essere considerato un piccolo gioiello dell’architettura del periodo, tangibile segno della borghesia di inizio secolo.

Edificio a pianta quadrata, si sviluppa su cinque livelli con un ulteriore piano della torre panoramica.

Lasciato in uno stato di semi abbandono e lento degrado per alcuni anni, l’edificio diventa oggetto, tra il 2006 e il 2009, di un radicale intervento di risanamento strutturale, di un intervento di adeguamento impiantistico alle esigenze odierne e di un attento restauro conservativo.

Tale intervento è stato mirato non solo verso gli elementi architettonici originali  ma anche  verso il recupero dei  materiali di pregio come da volontà della Committenza e intento stesso dei Progettisti.

Nella fase di allestimento del cantiere sono stati fatti diversi sopralluoghi al fine di prendere coscienza dell’intervento, di studiarlo e farne memoria.

Le prime opere interne eseguite hanno riguardato la catalogazione, lo smontaggio dei serramenti e degli imbotti esistenti, la numerazione ed il recupero pezzo per pezzo di circa 400 mq di parquet.

Tutti questi  materiali sono stati imballati e trasportati in deposito cosi come gli altri elementi che nel corso dei lavori si è deciso che avrebbero successivamente necessitato di restauro.

L’intervento di risanamento strutturale interessa tutto l’edificio, sia per quanto riguarda le strutture orizzontali come le strutture verticali, come e dove valutato necessario dal progetto, con tecniche e metodologie puntualmente applicate secondo le caratteristiche delle differenti tipologie strutturali esistenti: dalle solette a volte per il piano interrato a solette con struttura mista in profili metallici e volterrane in laterizio forato; più nel dettaglio sono stati eseguiti interventi per realizzare nuove aperture nelle murature portanti sia nel piano interrato che nella torre arrivando ad utilizzare ove necessario l’inserimento nelle murature di telai metallici.

Il soffitto del piano interrato è stato interessato da due tipologie di intervento: il primo per evitare il possibile slittamento verticale a causa del poco profondo ammorsatura dei mattoni nel punto di imposta della volta, il secondo per compattare e meglio distribuire il peso sull’estradosso delle volte.

Nel primo caso l’obiettivo è stato raggiunto distribuendo sul perimetro di imposta delle volte una maglia di fori sfalsati e con un interasse ed un grado di inclinazione definiti, nei quali fori, una volta costipati con l’ausilio di resine strutturali, sono stati inseriti dei tiranti in acciaio inox di dimensioni adeguate.

Sull’estradosso, dopo aver rimosso i materiali inerti di riempimento e spazzolato con attenzione la superficie delle volte (le più estese presentavano una superficie di 35mq) sono stati inseriti dei connettori e, collegati ad una maglia di rete metallica, sono stati annegati in una sottile cappa composta da leganti strutturali a ritiro controllato.

L’utilizzo di connettori o pioli ha interessato anche il rinforzo delle solette nei piani superiori; queste solette erano costituite da laterizio forato posato a voltino  ed in appoggio alla struttura portante in ferro.

L’armatura è stata completata, infine, da  ferri piegati e saldati alla struttura esistente.

Per il risanamento delle murature portanti interne si è intervenuto, ove possibile e necessario, con la tecnica del cuci e scuci, mentre in alcuni casi (pilastri in muratura con particolari decorazioni a stucco)  abbiamo utilizzato la tecnica delle iniezioni di leganti.

Sulle murature perimetrali interne non interessate da decorazioni o elementi di pregio, siamo intervenuti con: la rimozione dell’intonaco esistente, il lavaggio e la spazzolatura delle superfici in modo da rimuovere i materiali oramai inerti ed infine con il costipamento dei giunti con malte strutturali.

La struttura lignea della copertura,irrimediabilmente deteriorata, è stata rimossa e sostituita da una soletta di copertura in cemento armato che si sviluppa su  diverse falde seguendo nelle forme lo stato di fatto; ciò ha permesso di liberare lo spazio interno dalle capriate le quali a causa della loro disposizione, occupavano parte dello spazio interno permettendo così di ottenere uno spazio libero senza modificare in sezione le quote esistenti allo stato di fatto.

La nuova copertura appoggia quasi completamente su una correa che segue le murature perimetrali, ad esclusione di quattro pilastri in cemento armato Questi pilastri sono stati realizzati in sostituzione degli esistenti in laterizio, posizionati in prossimità del colmo, ma   con una statica compromessa dal deterioramento e quindi resi inutilizzabili dal tempo per la spinta dei nuovi carichi.

Un sistema di piastre continue collegate a cerniera ad un sistema di tubi e barre posti  tra la correa e la struttura della copertura  permettono di separare le murature perimetrali in marroni dalla copertura in cemento armato così da assorbire i micro movimenti e le tensioni date dei differenti materiali.

Tutte le opere strutturali sono state definite ed eseguite con la volontà di preservare  cornici, stucchi e ornamenti dell’epoca tanto che puntualmente siamo intervenuti con opere  provvisionali, di protezione sostegno dei tavolati che presentavano elementi da conservare.

Il progetto prevedeva inoltre la realizzazione nel sottosuolo all’esterno dell’edificio di alcuni locali tecnici ed altri locali a diversa destinazione d’uso (tra i quali una piscina),  stretti tra l’edificio ed il muro di confine della proprietà adiacente; come già detto il sito è interessato dalla Sovrintendenza ai Beni Archeologici, pertanto per alcuni mesi le opere di scavo sono state sovrintese da una squadra di archeologi che ha operato in cantiere a stretto contatto con le nostre maestranze.

Considerata la posizione delicata le opere di scavo e realizzazione delle strutture verticali sono state affrontate con cautela, procedendo sui due lati, per una lunghezza di circa 50 metri ciascuno, con la tecnica degli “scavi a pozzo”; pozzi che, a secondo della profondità delle fondazioni, sono variati dai 5 agli 8 metri, e sono stati pianificati ed eseguiti in posizioni alternate.

Una volta terminata la costruzione dei muri perimetrali abbiamo provveduto allo sbancamento e nel contempo alle opere provvisionali di contrasto alla spinta del terreno, posando in opera tre livelli di profili metallici che sarebbero poi risultati utili  alla posa dell’armatura della volta della piscina.

Una delle lavorazioni più interessanti dell’intervento è stato lo studio e la realizzazione delle pareti e della volta della piscina: sono state definite le sezioni, sono stati campionati in accordo con le Direzioni Lavori i materiali e la finitura della superficie.

Infine il volume della piscina sarebbe stato realizzato in sole due fasi ed in calcestruzzo bianco.

Sono stati disegnati i casseri per la finitura a vista; sono stati eseguiti in accordo con il cementificio delle campionature di miscele di calcestruzzo bianco utilizzando varie percentuali di polvere di marmo  come inerte.

Definito infine come sarebbe dovuto essere il volume, il contenitore, abbiamo realizzato tutti i disegni delle carpenterie e dei casseri che, sia per quelli verticali che per quelli della volta, erano costituiti da pannelli di compensato con inchiodati (utilizzando chiodini senza testa) listelli di abete piallati e sagomati sui bordi per seguire la curvatura della volta.
Tutte le carpenterie sono state realizzate in falegnameria.

Le gabbie di armatura sono state appese ad un sistema di carpenteria metallica provvisionale, precedentemente posta in opera a contrastare la spinta del terreno durante le opere di scavo e tornate nuovamente utili, questo perché non è stato possibile l’uso di distanziatori.

Il cassero è stato perfettamente pulito dalle nostre maestranze che pur con palesi difficoltà hanno raccolto dal fondo del cassero , con delle calamite, anche i più piccoli frammenti di ferro.

Nel frattempo continuavano i lavori di restauro degli intonaci di  facciata.

Una delle sale veniva recuperata e restaurata e portata allo splendore di come era stata pensata e realizzata quasi un secolo fa.

All’interno si preparavano i calchi degli stucchi da completare con resine a base di silicone.

Nel nostro deposito si ricostruivano a secco i riquadri in parquet e si restauravano le porte e gli imbotti scelte per essere nuovamente posate; di ogni porta era  definita la posizione.

Nella fase di “ricostruzione” sono tornati utili i sopraluoghi e le catalogazioni fatte durante l’allestimento del cantiere: tutto si stava realizzando come un puzzle.

Il risultato dei lavori crediamo sia un’opera che rispetta la storia ed i materiali, e per alcune scelte una rilettura in chiave moderna delle ville della borghesia milanese.

Un opera che si può quasi definire sartoriale tanta è stata l’attenzione in fase di progetto prima e durante i lavori, un opera che si è potuta realizzare anche grazie alla costante presenza ed al continuo dialogo tra Committenza e Progettisti e Impresa, e ad una collaborazione che non sempre è data per scontata nella nostra professione.

Infine posso dire che si è rivelato un cantiere complesso, con molte metodologie di intervento, un cantiere interessante dove tanti e diversi sono stati i problemi incontrati cui dare una soluzione, sia che venisse da parte della Committenza, dei Progettisti o da parte nostra.

È stato come rimuovere il coperchio di una scatola, di quelle scatole che si trovano nelle case di una volta, una scatola dove all’interno sono riposti, impolverati, gli argenti; aprire la scatola, togliere e ripulire ad uno ad uno gli argenti ed infine  riporli, in ordine, nuovamente dentro la scatola.


Impresa Esecutrice: Impresa Fantin Costruzioni edili s.p.a.
Progetto e Direzione Lavori architettonica: Studio Monzini Raboni
Progetto e Direzione Opere Strutturali: Studio SPS s.r.l.
Progetto e Direzione Impianti: Studio S.P.I.T. Engineering s.r.l.
Progetto del verde: Arch. Marco Bay
Opere di Restauro: Paola Villa Restauri
Impianti meccanici: Arcon s.r.l.
Impianti elettrici: Ceresoli Impianti s.r.l.


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Autore: Franco Fantin

TAGS: Restauro

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