Opere pubbliche

Ancora deludente il bilancio dei bandi dopo l'entrata in vigore del Codice Appalti

Politiche industriali 2017 numero 7

 E’ tempo di bilanci....

Ancora deludente il bilancio dei bandi dopo l'entrata in vigore del Codice Appalti

 E’ tempo di bilanci.

Gli uffici di Assimpredil, sulla base dei dati forniti da Infoplus, effettuano annualmente e semestralmente, a fini statistici, il monitoraggio dei bandi di gara pubblicati nel nostro territorio. L’analisi quest’anno si è rivelata particolarmente interessante perché il periodo analizzato risulta influenzato dall’entrata in vigore del nuovo Codice. Tutti avevamo messo in conto uno shock normativo iniziale e una conseguente paralisi dei bandi di gara.

Quello che non ci aspettavamo - e che l’analisi ha evidenziato - è stato il protrarsi dell’inerzia e la difficoltà delle stazioni appaltanti nel districarsi tra le novità, anche forse per l’assenza dei numerosi provvedimenti attuativi previsti dal nuovo Codice a completamento di tutta la riforma.

Che cosa è successo? Il Comune di Milano nel secondo semestre del 2016 non ha bandito alcuna gara di lavori. O, per essere più precisi, gli operatori hanno dovuto attendere dal 18 aprile 2016 al 7 aprile 2017 per la pubblicazione del primo bando di gara post codice. Un bando sfortunato, poi ritirato per essere riemesso dopo pochi giorni. E non è brillante nemmeno il report dell’andamento delle opere pubbliche bandite da tutte le altre stazioni appaltanti delle nostre tre province.

Ma quello che più colpisce dell’analisi sono i dati che seguono. Il 51% dei bandi pubblicati dalle stazioni appaltanti della Città metropolitana di Milano, nel secondo semestre del 2016, è di importo inferiore a 150.000 Euro; il totale dei bandi sotto i 500.000 rappresenta il 77% del totale, mentre quelli al di sotto del milione di euro sono l’86% di tutti i bandi pubblicati nel semestre. I dati sono anche peggiori con riferimento ai committenti pubblici della Provincia di Monza e Brianza: 65% dei bandi sono sotto i 150.000 Euro, il 94% dei bandi non raggiungono 500.000 Euro. Cifre circa identiche anche per la Provincia di Lodi: il 60% del numero di bandi è inferiore a 150.000 Euro e il 91% sotto i 500.000 Euro. I dati consentono diverse riflessioni. È evidente che nell’incertezza normativa e davanti alla complessità del nuovo Codice, le stazioni appaltanti hanno preferito “spacchettare” gli appalti per ricorrere alle procedure semplificate, più agili e meglio conosciute. È evidente anche (e l’analisi della tipologia delle opere lo conferma) che ci si è limitati a mettere in gara solo le opere manutentive urgenti, senza prendere in considerazione interventi di più ampio respiro.

È evidente anche che, a queste condizioni di mercato, non sopravvivranno che poche imprese. Poche e destrutturate perché non è pensabile che reggano realtà aziendali articolate e dotate di personale e mezzi per realizzare piccoli interventi manutentivi.

Lo sconforto è ancora più vivo in questi giorni, di poco successivi all’entrata in vigore del decreto Correttivo nel quale si erano riposte molte speranze (come avevo evidenziato nello scorso numero); speranze che però sono rimaste per buona parte frustrate dal testo definitivo del provvedimento.

Ance non ha mai smesso di sensibilizzare la politica sui problemi del settore dei lavori pubblici. Se non arriveranno risposte a breve, forse si dovrà pensare a strategie di più incisiva protesta.  

Giorgio Mainini, Vice Presidente Opere Pubbliche , Assimpredil Ance

Giugno 2017


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Autore: Giorgio Mainini

TAGS: ANCE, Assimrpedil Ance, codice appalti, lavori pubblici, opere pubbliche

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